La chiesa di Renzo Piano
“È come una chiesa, ma nella penombra al posto delle vecchiette bigotte ci sono 2500 barrique”[1]
Che sarà mai questo capolavoro viene subito da chiedersi. Se poi si scopre che questa frase è stata pronunciata da Renzo Piano ci si interroga perfino a quale prodigio si stia riferendo.
Si tratta della nuovissima barricaia della tenuta Rocca di Frassinello a Gavorrano, in Maremma.
Progetto unico, per più motivi: prima, e forse ultima, azienda vitivinicola progettata da Renzo Piano; prima joint venture italo-francese nel campo enologico.
In questa nuova costruzione, coinvolgeranno le loro energie, competenze, tradizione e non da ultimo, capitali, la storica azienda chiantigiana Castellare di Castellina, produttrice del pluripremiato I Sodi di San Niccolò e di fantastici Chianti Classico, e la Domaines de Barone de Rothschild, proprietaria de Chateau Lafite di cui vi ho parlato poco tempo addietro.
L'incontro tra Pietro Panierai ed Eric de Rothschild, non poteva che portare alla scelta di Renzo Piano per la costruzione della nuova azienda. Sulla scelta del luogo invece, i motivi sono diversi: la necessità di ampliare la propria attività, per Panerai, cosa impossibile nel Chianti Classico, e la voglia di dimostrare di poter fare vini buoni in Maremma in una zona che non fosse Bolgheri e per giunta dove i terreni non costassero una follia, per il Banchiere francese.
L'azienda è un vero e proprio gioiello, studiato nei minimi dettagli.
I reparti sono articolati in modo che ogni spostamento d'uva, mosti e vini avvenga senza l'ausilio di pompe ma utilizzando la forza di gravità. Inoltre, l'edificio si integra perfettamente nel paesaggio circostante, ottenendo dall'amministrazione comunale di Gavoranno lo status di struttura di pubblico interesse, la quale ha firmato un protocollo che gli permetterà di utilizzarlo per iniziative volte alla promozione del territorio.
Infine, come sopra anticipato, la barricaia: “Un anfiteatro scavato nella collina e immerso nella penombra, degradante verso il centro e illuminato da un raggio di luce che proviene, mediante un sistema di specchi, dalla torre rossa che si erge sulla cantina”.[2]
L'inaugurazione è avvenuta lo scorso 30 giugno, e se considerate che Panerai oltre ad essere proprietario di Castellare è anche un giornalista nonché editore dei quotidiani MF/Milano Finanza ed Italia Oggi, dei mensili Class, Luna, Case&Country e del canale televisivo digitale Class Financial Network associato all'americana Cnbc e che Eric de Rothschild viene da una delle famiglie bancarie più importanti d'Europa, potete immaginare gli ospiti di questa inaugurazione: il gotha dell'enologia Italiana tra cui gli acerrimi nemici Antinori e Frescolbaldi, Folonari, gli enologi Donato Lanati e Vittorio Fiore; l'alta finanza tra cui Cesare Geronzi, Diego della Valle e Tronchetti Provera; e, beati gli ultimi che saranno i primi, gli immancabili importanti esponenti politici, meglio se legati al mondo enologico come Salvatore Cuffaro.
Nel complesso l'azienda, oltre ad una struttura da incontri ravvicinati del terzo tipo, può vantare ben 500 ettari: di questi 220 circa saranno lasciati alla natura, che li potrà gestire come meglio crede, i restanti 280 a seminativo, di cui, quando l'azienda entrerà a pieno regime, 130 a vigneto per una produzione complessiva di circa 400.000 bottiglie. Dei restanti ettari la faranno da padrone l'altra grande peculiarità del Granducato, ovvero oliveti atti alla produzione di un pregiato (almeno nelle intenzioni) olio d'oliva extravergine.
L'enologo scelto per portare avanti questa nuova avventura è Christian Le Sommer, il quale può vantare nel suo curriculum 8 anni di servizio presso Chateau Lafite ed è attualmente winemaker dei vini di Domaines Barons de Rothschild fuori dalla Francia.
Colpisce la politica commerciale, con prezzi notevolmente più abbordabili rispetto ai blasonati vicini: attualmente i pressi ex cantina sono di 6 euro per Poggio alla Guardia, 9,90 euro per Le Sughere di Frassinello e 16,90 euro per Rocca di Frassinello.
Un consiglio: se volete togliervi uno sfizio, toglietevelo prima che sia troppo tardi.
[1] Civiltà del bere Settembre 2007, pag 93 Cesare Pillon.
[2] Ibidem