Scommettiamo che il governo non cade
Contro ogni cabala e scaramanzia che si rispetti, per un sostenitore di questo Governo come il sottoscritto, non è tempo di rifugiarsi negli italici vizi del cornetto rosso, del silenzio omertoso, delle vecchie abitudini. Quelle hanno visto e vedono la maggioranza della sinistra all'opposizione.
Contro ogni pronostico, contro l'Inghilterra della Mc Laren, degli scandali di spionaggio e della forza del giovane nero Lewis Hamilton, la Ferrari si è laureata Campione del Mondo di Formula 1. Sono stati ribaltati i pronostici e l'andamento di tutto l'anno, durante il quale i nostri bolidi sono stati costretti a inseguire, a ricorrere contro sentenze ingiuste, a stringere i denti e a lavorare sodo, nell'ombra dei box. Contro chi pensava che, finiti i tempi degli allori di Michael Schumacher, avremmo dovuto aspettare ancora a lungo per ritornare sul tetto del mondo.
Non è secondario sottolineare un altro fenomeno che, quest'anno, ha invertito una tendenza che durava da molti anni a questa parte. Inequivocabilmente le Formula 1 sono state più appassionanti delle MotoGP. Più combattuto, fino ed oltre l'ultima bandiera a scacchi, il Mondiale più seguito delle quattro ruote ha riscattato la sua immagine di noioso alibi per il pisolino domenicale: le nuove qualifiche ci hanno incollato davanti ai teleschermi anche il sabato pomeriggio.
La Formula 1 ha racchiuso in sé, quest'anno più del solito, pregi e difetti del mondo moderno. Lo sviluppo tecnologico che sfugge di mano per uno spione, la giustizia che arranca e cerca di arrangiare alla bell'e meglio una sentenza che non distrugga il giocattolo intorno al quale ruotano troppi interessi per l'industria automobilistica mondiale (a differenza del ciclismo, ormai nobile decaduto) senza disincantare il popolo tifoso, appassionato, che si alza la mattina presto e accompagna la famiglia all'autodromo.
La situazione politica italiana, dal canto suo, sembra invece quella della corsa più pazza del mondo. Ricordate il cartone di Hanna&Barbera dal nome 'Wacky Race'? La politica italiana è così, senza regole, con tanti e diversi stereotipi nazionali che si affollano, si affrettano, si spingono.
Non c'è dubbio che l'unica risposta seria a questo susseguirsi di proclami, inchieste, parole e trabocchetti debba venire e provenga pertanto tutti i giorni proprio dal mondo reale. Su questo, in ultima istanza, si fonda la nostra democrazia parlamentare.
La vittoria della Ferrari è una vittoria per tutto il Paese, per l'industria dei proprietari e dei lavoratori, per gli appassionati di sport e per chi voleva che la Giustizia trionfasse contro gli spioni.
E' un buon segno, per chi ogni giorno lavora con tenacia, in silenzio, nell'interesse del Paese.
Chiaro e lineare il messaggio alla classe politica: per vincere occorrono silenzio, precisione e buona lena per correre. L'accordo con sindacati e imprenditori confermato dal successivo referendum tra i lavoratori, la presentazione di una Finanziaria che riduce le aliquote sui redditi da impresa sono un segnale importante per la coesione sociale ed economica tra le forze sociali.
Fare l'arbitro della corsa più pazza del mondo, stabilire chi abbia torto e ragione nel Paese dove tutti sono guardie e tutti sono ladri non è lavoro semplice per alcuno. Illudersi di cambiare le persone perchè le virgole non ci piacciono è il vizio che ci ha portato a 50 governi in 50 anni.
Finite le chiacchiere, scommettiamo che in memoria di Michael Schumacher il sistema politico approderà ad uno pseudo-modello tedesco (variazione sul tema del nostro caro vecchio proporzionale) e che nessuno, fino ad allora, avrà convenienza a farsi spiare nella galleria del vento della politica? Italia che vince, non si cambia.