Rugby: un'occasione persa
E dire che ho impiegato parecchio tempo per impararne le regole. Anzi, per capirne le regole.
Dapprincipio, non capivo con quale criterio l'arbitro fischiasse i falli, considerato che i contatti erano sempre estremi: forse quel giocatore oltre che aver fatto fallo avrà anche bestemmiato, magari aveva l'alito particolarmente pesante, o forse un sorriso con troppi denti.
Comunque sia mi sono appassionato a questo sport fatto di uomini e non di modelli, di atleti che finita la partita dopo essersi uccisi l'un l'altro come in uno scontro campale di altri tempi si danno appuntamento davanti ad una gelida birra. Con calma ho capito questo strano sport, strano perché l'arbitro fischiava generalmente quando non avveniva nessun contatto fisico.
E come me tanti si sono appassionati al rugby, imparando i nomi dei giocatori più rappresentativi, capendo cosa fosse il fuorigioco e perché la touche di volta in volta la dovesse battere una squadra anziché l'altra.
Ultimo 6 nazioni, l'Italia arriva quarta raccogliendo i frutti seminati in anni passati a prendere bastonate, prendendosi la soddisfazione di andare a vincere in Scozia.
Arrivano i mondiali, tutti carichi come se fossimo in mischia, pronti a lanciare il grido di battaglia prima di andare a cozzare contro la mischia avversaria ed ecco che…stomp: tutti giù per terra.
I diritti televisivi se li aggiudica sky, per la serie “Mi sembra di averti già visto da qualche parte, ma purtroppo ricordo bene”
Ergo, i mondiali non si vedranno in chiaro. Duro colpo al rugby italiano, che negli ultimi anni ha visto crescere in maniera considerevole i propri tesserati nonché l'audience relative alle partite della nazionale e anche delle partite del 6 nazioni.
Come nei risultati agonistici, questi mondiali rappresentano la possibilità di raccogliere i frutti in termini di popolarità e seguito: il terreno è fertile, alcuni giocatori compaiono in spot pubblicitari, vengono intervistati da trasmissioni cult per il pubblico giovanile e partecipano a trasmissioni destinate al grande pubblico, per le regole è stata trovata la stele di rosetta, e piace anche al pubblico femminile.
Subito la testa mi corre alla federazione italiana, accusandola di miopia. Come al solito è stato fatta una considerazione di breve periodo anziché di lungo periodo, preferendo incassare una qualsiasi cifra piuttosto che crescere ancora in popolarità, che vedere i propri stadi pieni (o meglio, vedere gli stadi pieni anche fuori dal nord-est, patria del rugby italiano ad eccezione di poche eccezioni), negandosi la possibilità di veder arrivare nuovi sponsor, purtroppo i veri motori di qualsiasi sport.
Invece la federazione italiana rugby assiste praticamente impotente alla cessione dei diritti televisivi, essendo essi proprietà di chi i mondiali li organizza, incassando parte dei proventi dalla stessa organizzazione la quale è tenuta a spartire i proventi dei diritti televisivi tra le nazioni partecipanti, ma perdendo la possibilità di far conoscere il proprio sport al grande pubblico (Italia-All Blacks seguita da ben 349.000 spettatori, mica brustulli!).
Da segnalare diverse iniziative per il rugby in chiaro: la prima riguarda l'interpellanza parlamentare del senatore Giorgio Pasetto (per una volta non chiedetevi di che colore sia ma pensate solamente se siete d'accordo o meno) per poter vedere in chiaro almeno le partite della nazionale; la seconda riguarda la petizione[1] on-line del sito www.vitadarugby.com sempre con lo stesso obiettivo.
Da segnalare che ancora una volta il nostro paese si conferma “spalle al mondo”, in quanto questa edizione dei mondiali sarà la più vista della storia.
Nelle edizioni precedenti non è mai stata superata quota due milioni per i biglietti venduti, quota ampiamente superata in prevendita già il 20 di luglio.
Inoltre Syd Millar, presidente dell'International Board, afferma che questo è il terzo evento sportivo dopo Olimpiadi e Mondiali di Calcio per i diritti televisivi venduti.
Non male.
Ma ancora una volta in Italia non si riesce ad andare oltre una visione puramente monoteista, in cui Rai e La7 (a Mediaset non è ancora arrivata la notizia che la palla può essere anche ovale…ssshhh non svegliateli) non hanno ritenuto vantaggioso investire su questo sport in forte crescita, lasciando il campo libero alla piattaforma del magnate australiano, il quale ha chiesto in cambio per le partite della nazionale alcune partite degli europei di calcio a mamma rai e alcune partite del 6 nazioni a La7, ottenendo due no.
La speranza è che almeno la partita con la Scozia (29 settembre) sia visibile a tutti, rendendo giustizia ad uno sport che non merita di essere trattato come l'ennesima cenerentola dello sport italiano.