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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 24 - 16 Settembre 2007 | 0 commenti

Filosofia in giardino

L'intellettualità greca era troppo felice, troppo ingenua, troppo estetica, troppo ironica, troppo vivace…troppo peccaminosa per poter arrivare a capire che uno coscientemente possa non fare il bene, oppure coscientemente, conoscendo il giusto, possa fare l'ingiusto. La grecità postula un imperativo categorico intellettuale.[1]

Da Venerdì 14 settembre, la città di Modena ospiterà il Festival di filosofia, una kermesse costituita da centinaia di appuntamenti gratuiti che avranno luogo in piazze, chiese e cortili, dove verrà dibattuta, con diversi intenti ed approcci metodologici, l'eterna ed irrisolta tematica del sapere.

Lo scorso anno, grazie a concerti, seminari e mostre, la manifestazione ha saputo calamitare l'attenzione di oltre centomila partecipanti, tra addetti ai lavori e semplici appassionati: scorgendo la caratura internazionale degli ospiti che si sono dati appuntamento a Modena, non è inverosimile prevedere che tale successo verrà bissato.

L'interesse e le possibili implicazioni del tema dibattuto, del resto, si pongono come il filo rosso capace di collegare l'antichità classica di Epicuro e Socrate all'esistenzialismo moderno di Kierkegaard, attraversando, ad esempio, nella contemporaneità il pensiero di Wittgenstein. Accanto alla trattazione specificamente filosofica sulla dicotomia sapere-non sapere, s'inseriranno quelle tematiche che per loro natura intersecano il cuore stesso della quaestio, senza per altro risolversi interamente in essa: la connessione tra apprendimento e verità, tra etica e ragione, o tra saperi teorici e pratici. In questa prospettiva, feconda ed interdisciplinare, si può leggere, ad esempio, l'esegesi di Gianfranco Ravasi del Qohelet o le penetranti considerazioni del biologo del Collège de France Alain Prochiantz sulla naturalizzazione degli studi sulla mente.[2]

Tra gli attesi Jeremy Rifkin e Fernando Savater, o tra James Hillman ed Enzo Bianchi, si potrà scorgere la presenza discreta di Remo Bodei, curatore scientifico dell'evento, e personalità filosofica di primissimo piano a livello mondiale, che ricorda a proposito del sapere e della scoperta, come in questo ambito, l'andare contro corrente sia spesso una necessità metodologica e non una libera scelta: per scoprire qualcosa [...] occorre andare in direzione contro-intuitiva, capovolgendo il senso comune e spezzando pregiudizi millenari: Copernico mostra come la Terra si muova rispetto al sole che sta fermo; i fratelli Wright provano che l'uomo può volare; Thonet, contravvenendo il detto kantiano sul carattere immodificabile del “legno storto” dell'umanità, riesce a piegare il legno riscaldandolo; Edison inventa la lampadina facendo bruciare dei filamenti metallici nel vuoto piuttosto che nell'aria fornita d'ossigeno. [3]

La filosofia serve dunque a qualcosa, o agli albori del terzo millennio rappresenta un'inutile branca del sapere che può essere risposta nella naftalina in qualche polveroso armadio? La tentazione, almeno in una contemporaneità imprescindibilmente legata all'ottica produttiva, farebbe propendere per la seconda opzione, per la medesima ragione per cui la filosofia ha rappresentato nella concezione intellettualistica degli antichi, l'apice nella scala dei saperi, ovvero la sua irriducibilità a qualsivoglia forma di utilità pratica.

Abbandonando per un istante le posizioni estreme, antiche e moderne, e le sagge provocazioni della filosofia minima di Armando Massarenti, è utile ricordare con Bodei, come malgrado i ripetuti annunci è certo che la filosofia, al pari dell'arte, non è affatto «morta». Essa rivive anzi a ogni stagione perché corrisponde a bisogni di senso che vengono continuamente – e spesso inconsapevolmente – riformulati. A tali domande, mute o esplicite, la filosofia cerca risposte, misurando ed esplorando la deriva, la conformazione e le faglie di quei continenti simbolici su cui poggia il nostro comune pensare e sentire.[4]

Modena, può quindi essere considerata l'interessante fucina per imbastire delle risposte in merito all'archetipa tematica del sapere, o meglio, come il luogo per riformulare da una nuova prospettiva le antiche domande.


[1] S.kierkegaard, La malattia per la morte

[2] Entrambi gli interventi sono stati anticipatamente pubblicati su il Sole-24 ore di domenica 9 settembre

[3] ibidem

[4] R. Bodei, La filosofia del Novecento, Roma 1997, Donzelli, p. 188

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