Mostra Marionette e avanguardia
Se volete fare una simpatica gita fuori porta fino al 17 marzo, mi sento di consigliare vivamente di andare a Reggio Emilia a vedere la mostra a Palazzo Magnani.
Nei tempi passati quando non esistevano radio, televisione e internet, i teatri di burattini e marionette erano uno strumento di intrattenimento in particolare per il popolo. Mentre alcuni artisti vedevano il potenziale di queste figure per immaginare un mondo migliore, i satirici usavano spettacoli trasgressivi e pungenti per attaccare l’establishment politico. Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del “teatro di figura”, i burattini, in particolare, sono stati usati anche per criticare le condizioni politiche e sociali.
La mostra, a cura di James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani si apre con i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917. Poi una folla di puppets (termine inglese che comprende entrambi i termini italiani): le marionette (manipolate dall’alto) e i burattini (manipolati da basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, a quelle di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzate con materiali sperimentali.
Ampio spazio è dedicato ai futuristi Enrico Prampolini (del quale mi ha colpito il gruppo con al centro il diavolo e intorno persone famose fra le quali Mussolini) e Fortunato Depero (particolarmente carino il Gatto nero che domina il manifesto e le altre opere della prima sala): le marionette esprimevano un’estetica macchinica, erano astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale, catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico. Grazie alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di Kleist “Sul teatro delle marionette” (1810), le marionette, i giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti: Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.
L’indagine si sposta quindi sull’avanguardia russa con “Le marionette e la Rivoluzione”. Quando Lenin e la moglie Natalia Krupskaya decisero di combattere l’analfabetismo e di formare il nuovo cittadino sovietico, capirono che l’uso delle marionette era l’ideale e, lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, hanno sperimentato nuove forme di teatro per bambini.
Alla fine del XIX secolo, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono ad apparire sulle scene europee. L’artista e illustratore austriaco Richard Teschner, in particolare, sviluppò l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante, che influenzò artisti da Parigi a Mosca.
L’esposizione si completa con un omaggio a Otello Sarzi (Vigasio, VR 1922 – Reggio Emilia 2001) grazie alla stretta collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi. Nato da una tradizione di burattinai che durava da generazioni, Otello Sarzi entrò in contatto con alcuni dei protagonisti della scena artistica, teatrale e cinematografica dell’epoca e oggi rappresenta, in Italia, uno dei momenti più alti e importanti del “teatro di figura” nel secondo dopoguerra.
Due palcoscenici, una baracca e un castelet, allestiti nelle sale a piano terra, consentono a tutti i visitatori di cimentarsi con il teatro di figura. Raccomando di prestare attenzione agli orari dei minispettacoli che meritano tutta l’attenzione.
Nella sala con la baracca una parata di maschere italiane chiude la mostra. Ho notato particolarmente un dottor Balanzone molto accurato.
Tutti gli orari (un po’ variegati) e le informazioni si trovano nel sito:
https://www.palazzomagnani.it/exhibition/marionette-e-avanguardia/