Nuovo Museo dell’Ottocento a Bologna
Il concetto di Museo ispira una notevole anzianità del materiale esposto, non per niente si dice con malcelato disprezzo “pezzo da museo” per dire di un oggetto desueto e inutilizzabile.
Infatti subito viene in mente un Museo archeologico con materiale risalente al paleolitico o addirittura geologico con dinosauri ancora più remoti nel tempo.
In verità poi troviamo il Museo medioevale (molto bello quello di Bologna), oppure la Pinacoteca Nazionale, che ospita pregevoli pitture fino al XVIII secolo. Ma non basta la Galleria d’arte moderna comprende le opere del secolo XX.
Rimaneva un buco: il secolo XIX ed è stato recentemente riempito in piazza San Michele, poco lontano dalle Due Torri lungo Strada Maggiore.
Il Museo Ottocento Bologna ospita una collezione permanente composta da 85 opere, divise per nuclei tematici (dipinti a olio, acquerelli, bozzetti e altri) e collocate in 12 sezioni espositive.
Sono opere di artisti bolognesi quali Fabio Fabbi, Giovanni Paolo Bedini, Alfredo Protti, Luigi Busi, Mario De Maria e tanti altri, che hanno operato tra la metà dell’800 e i primi decenni del ‘900.
Scopo del museo è proprio quello di riabilitare e valorizzare l’Ottocento bolognese, periodo spesso dimenticato della pittura felsinea, mettendone in evidenza l’importante ruolo di incubatore di esperienze nel passaggio verso il Novecento.
Curioso che a parte Augusto Nasica e Dudovic (che ha lavorato anche a Bologna), nessuno di questi era mai stato incontrato da me, neppure come insegna di una strada a lui dedicata! Eppure qualcuno di loro è deceduto che io già abitavo a Bologna!
Nella prima sala si è accolti da “il Cimabue e Giotto” di Andrea Besteghi un quadro suggestivo che lega alla pittura dei secoli precedenti. Nella seconda segnalo una visione di via Capo di Lucca e la famiglia di Scorzoni che presentano scorci di vita del tempo. Nella terza l’autoritratto di Dudovich e la vita dei campi di Majani. Nella quarta mi ha particolarmente colpito il notturno veneziano di Sezanne, rappresenta un vivace gruppo di donne che ascoltano un pianoforte vicino a un canale. Nella quinta le Stagioni, delicati acquerelli su carta di Emma Bonazzi (unica pittrice presente) del 1917 e il singolare processo a Giorgio Morandi di Gino Marzocchi del 1950, per fortuna io non sono fra i giurati altrimenti lo avrei stroncato…
Raccomando vivamente la visita, che nel nostro caso è stata accompagnata da un’esperta guida: non è impegnativa e arricchisce con aspetti inediti la propria cultura!
Maggiori informazioni si trovano nel sito, molto ricco di immagini: https://mobologna.it/ . Il museo è presente anche su Facebook.