L’attenzione verso gli altri
La mancanza di attenzione verso gli altri. Ecco cosa distrugge la qualità della vita di una comunità. Tutto s’ingenera nelle piccole azioni che compiamo disinteressandoci del prossimo, e nei piccoli o grandi menefreghismi con i quali evitiamo di apportare un miglioramento all’ambiente che ci circonda, o di evitargli un peggioramento. Ciascuna di queste azioni o inazioni è un comportamento violento nei confronti del prossimo, perché danneggia inevitabilmente la sua esistenza. Anche se per poco.
Tempo fa, in coda alla cassa del supermercato, ho assistito a una scena che mi ha colpito molto. Una famiglia di quattro persone: un padre pelato dalla faccia simpatica, una bellissima madre dalla faccia più dura, due bambini belli come la madre, uno dormiente e uno giocherellante col padre. La madre sposta gli acquisti dal carrello traboccante al nastro traslatore; si rende conto che le due confezioni di pane in cassetta che aveva scelto all’inizio della spesa si sono schiacciate, rovinandosi. Senza batter ciglio, davanti al cassiere e con il figlio sveglio all’ascolto, porge il pane al compagno e gli dice di andarlo a sostituire con due confezioni nuove. Detto, fatto: l’uomo va. Io la osservo sbalordito, lei mi nota e arrossendo si volta a darmi le spalle. Il padre torna e mentre porge il pane nuovo alla donna – che ben si guarda dal rivolgermi un’occhiata, ora – si rimette a giocare col figlio.
È aberrante che un bimbo riceva una simile educazione. Un gesto del genere, oltre che dannoso per il supermercato e per l’acquirente successivo, è equivalente a un furto. E un furto è un atto violento. Inoltre rende credibile il pensiero che il valore del cibo stia nell’integrità della sua forma, insegnamento deleterio per un piccolo essere umano. Questo genere di condotta rovina la socialità nell’immediato e fornisce ai bambini un’idea sbagliata di convivenza civile, perché affianca ai comportamenti corretti quelli erroneamente considerati accettabili.
L’educazione stradale è un indice lampante di ciò. Un facile esempio di atto deprecabile che nel suo piccolo può creare danni gravi alla socialità è il parcheggio in doppia fila. Può comportare un ritardo e provocare un incidente (in tal caso si tratta di scontro, purtroppo), ma da molti è considerato tutto sommato accettabile perché “a chi non capita?”. È semplice: basta fare in modo che non possa capitare. Se ogni quattro persone ci sono quattro automobili e tre motorini è evidente che capiterà. Ma si può star certi che se ogni quattro persone ci sono un’automobile, un motorino, una bicicletta e un abbonamento dell’autobus la doppia fila – e ciò che ne consegue – sarà debellata. Ne gioveranno il benessere e la salute di tutti, e l’educazione dei più giovani. Se un bambino vede un genitore buttare la cartaccia delle caramelle dal finestrino del suo SUV mentre guida in centro città senza dare la precedenza a pedoni e ciclisti, penserà che sia giusto o almeno accettabile fare così. Poi, quando si confronterà con un comportamento corretto, se dotato di un pizzico d’intelligenza potrà cominciare a pensare che non sia giusto, e nemmeno accettabile, fare così. Perché si tratta di azioni antisociali, che si ritorcono contro chi le compie generando una società violenta e ricchissima di beni inutili o dannosi e di mancanza di attenzione verso gli altri. Quindi anche verso sé stessi.
Anche se l’allegra famigliola del supermercato non avesse riposto la spesa nel SUV gettando in terra lo scontrino e uscendo dal parcheggio senza far attraversare una signora, il punto è uno: basterebbe sempre pensare di essere quello che viene dopo, o quello che sta accanto. Tutti compiamo qualche gesto sbagliato, e possiamo serenamente riconoscerlo e impegnarci a non ripeterlo. A vantaggio inselettivo di noi stessi, di chi ci sta accanto e di chi verrà dopo di noi.
30 ottobre 2022