Un salto a Firenze
Approfittando di un giorno libero abbiamo fatto un salto a Firenze (poco più di mezz’ora di treno) per vedere tre curiosità che immagino non siano molto conosciute.
Proprio di fronte alla Stazione si trovano le prime due sale del futuro Mundi, un museo per vivere l’italiano del passato, per coglierne i movimenti del presente e per immaginarne il futuro. La mostra è un’anteprima del museo che aprirà in forma definitiva nel 2023. Vi si anticipano temi fondamentali della storia linguistica italiana attraverso postazioni multimediali e preziosi documenti provenienti da musei, archivi e biblioteche di diverse parti d’Italia.
La prima sala è arricchita da un fregio che attorno al sì, nella cui sonorità già Dante sintetizzò espressivamente i caratteri della lingua italiana, allinea le differenti forme dell’affermazione in numerose lingue del mondo.
Nella seconda sala, in cui domina la scala a spirale progettata da Giuseppe Martelli (1825 circa), è possibile leggere, in un carosello di proiezioni, alcune frasi memorabili di grandi autori italiani e stranieri sul valore e sul potere della parola e sull’amore per l’italiano. (https://cultura.comune.fi.it/mundi )
Non molto lontano siamo andati alla Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella affonda le sue prime radici a Firenze, nel 1221. In quello stesso anno i frati domenicani fondano il convento di Santa Maria Novella iniziando a prendersi cura – tra l’altro – anche del giardino. Da quello stesso giardino si inizia a sviluppare un’esperienza plurisecolare nella farmacopea e nelle preparazioni naturali. Esperienza che negli anni successivi si amplia agli universi della cosmesi, delle fragranze e dei prodotti per il benessere, che ora sono esposti in prestigiosi locali, dove si possono anche annusare per apprezzarne le sfumature. (https://eu.smnovella.com/it )
Con pochi passi in più in piazza degli Ottaviani nei locali dell’ex cinema Ariston si trova Hzero, un plastico ferroviario di 280 mq, uno dei più grandi di Europa: una creazione architettonica di grande maestria ideata da Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano (che ne racconta la storia in una apposita sala, pur non essendo più fra noi da qualche anno) e ora ereditata dai suoi figli, realizzata in oltre quaranta anni di appassionato lavoro.
Molto emozionante per chi come me passò la sua adolescenza a realizzare un plastico di otto mq di trenini Marklin come questi. In questa occasione ho curiosamente imparato che la sigla HO (che indica il formato del treno) vuol dire Hzero e non sono due lettere come invece avevo sempre creduto.