Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Numero 161 - Inverno 2020, Politica | 0 commenti

Votare NO il 29 Marzo: un’altra maledetta domenica di riscatto

Votare NO il 29 Marzo: un’altra maledetta domenica di riscatto

 

Dopo decenni di strepiti anti-politici, finalmente il 29 marzo prossimo il popolo italiano ha la possibilità di resettare tutto e ricominciare daccapo sancendo una sorta di pacifica liberazione dall’oppressione di un pensiero unico di luoghi comuni che in questi anni, ben lungi dal rinnovare le nostra fondamenta democratiche, ha distrutto i partiti popolari per sostituirli con partiti privati, ha distrutto la rappresentanza sostituendo preferenze e collegi con le liste bloccate, ha demolito le competenze politiche sostituendo professionisti capaci con apprendisti incapaci.

Una croce sul NO al referendum costituzionale significa dire un definitivo NO a questo piano inclinato che negando dignità al Parlamento e ai parlamentari sta negando dignità al Paese di cui essi esercitano la sovranità e di cui abbiamo la cittadinanza: la Repubblica Italiana.

E’ con un NO al referendum che ci si è divertiti a sbarazzarsi delle riforma di Renzi ed altrettanto si può fare, in scala ben maggiore, con questa perniciosa tendenza che il Si invece asseconderebbe senza risolvere: non basterà questo taglio per placare la sete di sangue del golpismo anti-parlamentare, che si nutre di scontrini e parole d’ordine che non hanno mai portato altro che distruzione senza costrutto.

Si può entrare nel merito e studiare che leggi elettorali maggioritarie combinate con riduzione del numero dei parlamentari riducono fortemente la rappresentanza e il legame tra eletto ed elettore, indebolendo ulteriormente il nostro già fragile e provato sistema di rappresentanza, così come si può discutere sul fatto che una semplice riduzione non sia di per sé eversiva se collocata in un determinato contesto politico, ma non in questo.

Si può dichiarare a chiare lettere che spendiamo volentieri i pochi soldi per gli eletti che portano nelle aule la nostra voce.

Si possono aver fatto tutti gli errori che un uomo di mezz’età abbia potuto fare ma possiamo ancora renderci conto che abbiamo ancora nelle nostre mani una croce, nei nostri calendari un’altra maledetta domenica e dieci centimetri davanti alla faccia.

Proviamo a rileggere il monologo di Al Pacino sostituendo alla parola football la parola Repubblica italiana e il 29 marzo andiamo a dire a tutti che dopo una vita di errori anche un uomo di mezz’età si può riscattare.
E’ la Repubblica ragazzi, è tutto qui. Allora, che volete fare?

 

 

“Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti, alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.

Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.

Sapete col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo, capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloce o troppo lento e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.

In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.

E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.

Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?”

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>