Occhio al cielo
I social ne parlano tutti i giorni. Avvistamenti, passaggi ravvicinati alla Terra, collisioni con il nostro pianeta mancate per un soffio. Gli asteroidi hanno raggiunto una notorietà mai vista.
Questi corpi celesti hanno le orbite comprese fra quelle di Marte e Giove, un’ area che non a caso porta il nome di fascia degli asteroidi. A lungo si è pensato che fossero i resti di un pianeta disintegratosi in tempi remoti, oggi l‘ ipotesi più accreditata li considera frammenti di materiale primordiale mai aggregatosi in un oggetto celeste di maggiori dimensioni.
Quale sia la loro origine, gli asteroidi vengono considerati dagli astronomi fra i più antichi testimoni dei primi istanti di vita del sistema solare.
Il grande progresso nelle tecniche osservative ha permesso di scoprire che questi corpi celesti sono molto più numerosi e variegati di quanto si credeva.
Sono oltre 20.000 gli asteroidi la cui orbita si avvicina a quella della Terra, ma si tratta di un numero in costante aumento, mediamente ne vengono scoperti cento nuovi al mese.
L’ interesse scientifico verso questi corpi celesti si è allargato con lo stato di avanzamento dei progetti per mettere piede su Marte.
Questo ambito di ricerca ha fatto emergere il ruolo che potrebbero avere alcuni asteroidi, oltre alla Luna, se utilizzati come basi intermedie nel lungo viaggio verso il pianeta rosso. Le analisi condotte anche sul campo, come quella della missione giapponese Hayabusa, ancora in corso, stanno mostrando come su questi macigni primordiali siano presenti elementi molto utili, tipo ferro ed elio, e, in alcuni casi, anche l’acqua.
Dall’ altro lato della medaglia i frequenti avvistamenti di asteroidi, insieme ai calcoli sempre più precisi delle loro orbite, hanno messo in luce la potenziale pericolosità che alcuni di loro possono avere per il nostro pianeta.
Nel corso della sua vita la Terra è stata centrata più volte da proiettili cosmici. Se alcuni di questi eventi sono solo ipotizzati, come quelli che avrebbe dato origine alla Luna o causato l’ estinzione dei dinosauri, di altre collisioni abbiamo tracce e testimonianze. E’ il caso di Tunguska, in Siberia, dove nel 1908 cadde un grosso meteorite. La stessa regione, più precisamente la città di Chelyabinsk, pochi anni fa, 2013, è stata bersagliata da una pioggia di detriti provenienti da una masso spaziale grande quanto un autobus sbriciolatosi a contatto con l’ atmosfera.
Che il nostro pianeta diventi il possibile bersaglio di un meteorite è un’eventualità più volte presa come spunto dal cinema di fantascienza. Una pellicola must del genere resta Il famoso Armageddon, con protagonista Bruce Willis. Nel film viene inviata una squadra speciale sull’ asteroide killer con il compito di minarlo e farlo esplodere.
A prescindere dal sensazionalismo allarmistico di certi siti che puntano a qualche click in più, le probabilità di un impatto sono bassissime. Il rischio ipotetico non viene comunque ignorato, gli enti di ricerca spaziale hanno avviato programmi condivisi di monitoraggio del cielo, con telescopi che operano in rete, per rilevare in anticipo oggetti cosmici potenzialmente pericolosi.
Nella realtà le ipotesi di intervento per evitare una letale bocciata spaziale seguono un’ altra strada rispetto a quella di Armageddon.
E’ di questi giorni la notizia che la Nasa ha assegnato alla società Space X, ramo spaziale dell’ impero di Elon Musk, l’ eclettico magnate che sta preparando la conquista di Marte, una commessa di quasi settanta milioni di dollari legata al progetto Dart (Double Asteroid Redirection Test. Si tratta in sostanza del tentativo di far cambiare rotta a un asteroide lanciandogli contro una sonda.