Gli amici di Warhol
La New York degli anni ’80 in mostra a Bologna a Palazzo Albergati è la società che intorno ad Andy Warhol costruisce un habitat artistico unico, attraversato dal neorealismo modernista delle rappresentazioni dei barattoli di zuppa e delle confezioni di detersivo, dei volti di personaggi famosi come Mao, Marylin, Lenin che diventano icone di un decennio.
La pop-art che si sviluppa nei laboratori delle Factory newyorkesi di Warhol e della comunità internazionale di artisti, pittori, cantanti che intorno a lui si raccoglie rappresenta la società dei consumi che negli anni ’80 lancia la modernità: l’oggetto nella sua cruda nudità è a disposizione del pubblico e ne pervade i sensi.
Le domande che lo spettatore si pone riguardo il messaggio di quest’arte popolare non trovano una risposta compiuta, si limitano ad accompagnare il visitatore attraverso la mostra e all’interno delle vite degli artisti che partecipavano ai laboratori di Warhol e le cui vite vi furono immerse. L’opera di Warhol coglie sicuramente nella fotografia un nesso potente con la modernità di oggi, se vogliamo vedere nell’artista che va in giro a scattare con la Polaroid ciò che qualche decennio dopo sarebbe diventato il comportamento di chiunque abbia uno smartphone in tasca, nei cortometraggi che rappresentano la semplice banalità del quotidiano la celebrità sfuggente del quotidiano, nei volti colorati i programmi di fotoritocco.
La distanza tra la superficialità dell’immagine e la profondità delle vite degli artisti tra sparatorie, amori liberi e droga spalanca orizzonti sugli abissi che gli artisti visitano e che mostrano quanto nell’arte si specchino gli spaccati di pensiero che cercano piani di rappresentazione in linea con il codice comunicativo generazionale. Oltre le superfici rappresentate, l’arte di Warhol e dei suoi amici ci spedisce direttamente dentro noi stessi che quegli oggetti semplici e quei volti famosi abbiamo sempre visto per anni, che ritroviamo in quelle icone il racconto di un periodo storico ancora attuale e al quale, sia per la politica sia per l’arte, la nostra attualità è ancora intrinsecamente legata.