L’Islanda e i suoi musei
Quando i figli erano piccoli li portavamo in camper a conoscere il mondo, ora che sono grandi sono stati loro a portare i vecchi genitori alla scoperta dell’Islanda. Nostro figlio, il “comandante”, ha affittato un camper e provveduto alacremente alle tante incombenze prima e durante il viaggio, in compagnia di nostro genero, ottimo cuoco e coadiutore alla guida e della deliziosa nipotina Alice di un anno e della sua mamma, che ha svolto prevalentemente la funzione di efficiente navigatrice.L’Islanda, è noto, è un mondo molto diverso dal nostro: in un paese vasto quanto un terzo dell’Italia vive una popolazione di poco inferiore a quella di Bologna, la maggior parte della quale vive nella capitale. Nessun problema di parcheggio quindi per un mezzo lungo più di sette metri.
La principale e famosa risorsa è il vulcanismo e i suoi connessi: caldere, crateri, distese di lava, centrali geotermiche, pozze e piscine di acqua caldissima (peccato veramente che all’uscita ci fosse un vento freddo), fino al famosissimo Geyser. Notevoli anche le cascate e i fiordi, specialmente quelli della zona settentrionale. Da segnalare anche i ghiacciai dei quali abbiamo visto le ultime propaggini verso il mare e la assenza di alberi. Pochissimi i prati e i campi coltivati, pecore, agnelli, cavalli (di razza islandese), mucche e oche ovunque, gli animali sono ben più numerosi degli umani. Particolarmente suggestive con i loro colori le pulcinelle di mare “Puffin” che si incontrano da vicino a tu per tu senza alcuna fatica a Bergafjordur Eystri e con i binocoli in tanti altri posti.
Troppo lungo e insufficiente sarebbe elencare le emozioni provate in quelle due settimane di maggio, sempre illuminate, anche se il sole propriamente detto si è visto solo in poche occasioni, per il resto nuvolo e spesso pioggia.
Una cosa che mi ha veramente colpito sono stati i musei islandesi: noi custodiamo negli Uffizi a Firenze e nelle Pinacoteche di tutta Europa quadri e preziose opere d’arte, i loro musei sono diffusi nelle piccole comunità sparse nel territorio e hanno una qualità culturale specifica della storia del posto; sono musei dedicati alle balene, ai pescecani, alle foche, alle pietre, alle aringhe, ai ghiacciai ecc. Degni di segnalazione sono anche quello nella capitale dedicato ai vikinghi, sui resti di un villaggio dell’epoca e quello a Borgarnes con una presentazione molto originale sull’emigrazione che ha popolato l’isola in un piano e i suoi miti e leggende nell’altro, con audioguida in italiano!
Fra questi ve ne illustro due che ci hanno particolarmente colpito: il primo quello dedicato alle balene, le regine dei mari, a Husavik, città dalla quale partono le escursioni per vederle da vicino.
Noi abbiamo fatto due turni per non portare la nipotina, troppo piccola, e quello dei giovani, sul gommone, è stato particolarmente fortunato.
La balena e in generale la pesca sono molto importanti per l’economia islandese, il paese, infatti, non ha aderito all’UE (lo ha fatto invece all’accordo di Schenghen) proprio per non dover sottostare a direttive esterne in queste materie.
Il museo consta di otto sale dove sono conservati scheletri di balena (il più grande di 25 metri), display sulla storia dei rapporti fra l’uomo e l’animale, materiale sulla pesca ecc. Un angolo è dedicato ai bambini e un altro alle ricerche scientifiche: in un poster appeso ho trovato un’interessante ricerca sul linguaggio dei delfini, analizzati con le loro frequenze che conclude che gran parte dei loro suoni sono comuni nelle diverse locazioni geografiche. Chiude un bookshop dove è stata acquistata, per Alice, una morbida balena, fatta con la lana delle innumerevoli pecore incontrate. Il sito internet è www.whalemuseum.is
Altri musei del genere che abbiamo incontrato sono stati uno sui ghiacciai nella capitale, un altro per le aringhe, uno per le foche e quello degli squali, nel quale ci è stato offerto anche il per loro prelibato squalo marcio, che sarebbe dovuto piacere particolarmente ai bambini, ma Alice non l’ha apprezzato, e dove all’accoglienza c’era una giovane italiana di Savignano sul Rubicone che ha trovato lavoro lassù, grazie alla conoscenza di diverse lingue!
Di tutt’altro genere la collezione dei minerali di Petra a Stodvarfiordur nella zona orientale, dove questa signora ha raccolto dal 1946 ha raccolto una quantità impressionante di pietre e minerali di ogni forma e colore allineandoli in giardino e dal 1974 l’ha aperta al pubblico, predisponendo un depliant in diverse lingue fra le quali l’italiano. In una vetrina sono raccolti anche conchiglie marine, penne di marca, tazze e altri piccoli oggetti, da vera collezionista. Maggiori informazioni nel sito: http://www.steinapetra.is/
Concludo dicendo che molti vagheggiano un viaggio in quel paese fantastico: beh posso affermare senza tema di smentite che ne vale proprio la pena!