Le sterili domande a Gentiloni nella conferenza stampa di fine anno
La conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio è un’occasione unica per i giornalisti e le testate che rappresentano per incalzare o chiedere chiarimenti, in diretta televisiva e radiofonica, al capo dell’esecutivo italiano. Direttamente, senza fronzoli. La difficoltà può essere legata alla scelta della domanda da porre, nella marea di questioni e criticità che naturalmente caratterizzano l’attività del governo.
Bene, chi ha seguito la conferenza stampa di Paolo Gentiloni del 28 dicembre scorso, durata circa un paio d’ore, si è potuto rendere conto del basso livello della qualità del giornalismo nostrano. Gran parte dei corrispondenti, invece di sfruttare un’opportunità importante per incalzare il primo ministro, metterlo alle strette o semplicemente per porre l’attenzione su un argomento specifico che interessa ai cittadini, hanno gettato al vento questa possibilità virando su tematiche francamente stucchevoli.
Le più gettonate hanno ovviamente riguardato il Partito democratico ed il caso Boschi. Interrogativi che vengono posti da settimane praticamente a tutti. Come se il problema dell’Italia fosse veramente il destino di Renzi, dell’attuale sottosegretaria alla presidenza del Consiglio o dello stesso Pd.
Non si comprende come le varie testate, che evidentemente hanno concordato col proprio corrispondente l’intervento in conferenza stampa, siano precipuamente interessate a mettere in scena e ad alimentare questo teatrino della politica mentre innumerevoli sarebbero le possibilità d’inchiesta e i veri interrogativi da porre a chi governa questo Paese.
Così il buon Gentiloni, già bravo di suo ad evitare trappole che lo facciano incorrere in polemiche deleterie alla sua immagine ed a quella del suo governo, deve ricorrere al minimo delle sue capacità e della sua energia per disinnescare domande banali alle quali sapeva già come rispondere visto che da settimane non si parla d’altro.
In buona sostanza, la conferenza stampa di fine anno dovrebbe essere un appuntamento da temere per il primo ministro di turno, che dovrebbe essere concentratissimo per barcamenarsi tra domande specifiche di politica estera ed irrisolte questioni nostrane che spesso hanno persino la caratteristica di vere e proprie emergenze sociali (e veramente c’è l’imbarazzo della scelta). Invece, con poche eccezioni, questo anno la conferenza stampa del “premier” si è trasformata in una patetica successione di risposte scontate a domande sterili.
Evidentemente ogni popolo non ha solo il governo, ma anche i giornalisti che si merita. Peccato, perché il mondo dell’informazione vive un’epoca complicatissima con la maggior parte dei giornalisti, spesso giovani, vogliosi di mangiarsi il mondo ma con contratti da miseria; mentre fra i pochi con contratti decenti ce ne sono tanti, forse troppi, davvero poco inclini a pungolare il potere sul serio, con questioni reali.