Un mondo perduto
Nell’Iliade Omero descrive Venere come “ Espero, il più leggiadro astro del cielo.”
In effetti, fin dalla preistoria, il pianeta aveva colpito gli osservatori con il suo aspetto attraente. Non a caso nell’ antica Roma fu battezzato con il nome della dea che simboleggiava bellezza e amore.
Quello che il grande poeta greco non poteva sapere, era che la sua aulica definizione poco si addice a un corpo celeste che ha caratteristiche spiccatamente infernali.
Con una temperatura alla superficie di quasi 500 gradi centigradi, un’ atmosfera ricca di anidride carbonica con aggiunta di acido solforico e una pressione pari a quella che c’ è a una profondità di 900 metri in mare, Venere non offre la minima speranza di sopravvivenza a nessun essere vivente. E non solo, delle sue condizioni ostili sono rimaste vittima, nel passato, diverse sonde russe, distrutte poco dopo aver toccato la superficie del corpo celeste.
Venere infatti, complice la relativa distanza dalla Terra, è stato uno dei primi pianeti del sistema solare verso il quale, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, l’allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti, indirizzarono l’ attenzione durante la loro competizione spaziale.
Ma la missione più significativa è senz’altro quella della sonda Magellano, che fra il 1990 e il 1994 ha fornito una mappa dettagliata della superficie venusiana.
Le immagini radar hanno mostrato una superficie caotica, completamente riplasmata dalle colossali eruzioni di vulcani fra i più i grandi del sistema solare. Il suolo di Venere è una distesa di roccia giallastra, interrotta da altipiani e catene montuose alte anche diverse migliaia di metri.
Uno scenario decisamente poco invitante, per un corpo celeste che presenta diversi punti in comune con il nostro pianeta.
Venere ha dimensioni, massa e densità simili a quelle terrestri. Gli astronomi ritengono probabile che anche la sua struttura interna sia affine a quella della Terra: un nucleo di materiale ferroso, circondato da un mantello di roccia, con una crosta esterna dello spessore di un centinaio di chilometri.
Inoltre, come la Terra, Venere è geologicamente attivo. Ma la vera sorpresa è stata scoprire indizi inequivocabili, per quanto indiretti, che, in un remoto passato, sull’omerico Espero era presente acqua in abbondanza. Sia nell’atmosfera, sotto forma vapore, che in ampi oceani sulla superficie. Uno scenario che, secondo gli astronomi, rende ipotizzabile l’ inizio di qualche forma di vita sul pianeta.
Qualcosa però non è andato per il verso giusto e un devastante effetto serra ha portato Venere a essere la fornace attuale.
Le cause di questo brusco cambiamento non sono chiare, ma l’ aumento di anidride carbonica nell’ atmosfera e l’ innalzamento della temperatura sono fenomeni che stanno interessando in maniera inquietante anche la Terra.
Ipotizzare per il nostro pianeta un destino simile a quello di Venere sembra pessimismo allo stato puro, anche se le dichiarazioni di certi leader politici dell’ultima ora in materia ambientale danno parecchio da pensare.