Catalogna: referendum sì referendum no
“Voleu que Catalunya sigui un estat independent en forma de república?”. La traduzione non è particolarmente complessa ed il messaggio è piuttosto chiaro. Lo scorso 9 giugno Carles Puigdemont, presidente della Comunità Autonoma catalana (Generalitat), ha annunciato, nonostante il veto irremovibile del governo madrileno, la convocazione di un nuovo referendum indipendentista (questa volta pare sia quello definitivo della serie o la va o la spacca) previsto per il prossimo 1 ottobre. Oltre sette milioni di cittadini residenti all’interno dei confini regionali saranno quindi invitati a partecipare al “Referendum 1-O”. Il progetto di legge, che a fine agosto sarà approvato dal parlamento catalano, non fissa una soglia minima di partecipazione in quanto il risultato sarà di per se vincolante. Ergo non vi sarà nessun quorum. Stando al documento redatto dal parlamento regionale quindi in caso di una vittoria del fronte del SI’ entro 48 ore la Catalogna si dichiarerebbe indipendente dal Regno di Spagna. Diversamente, in caso di vittoria del “NO” saranno convocate nuove le elezioni regionali (e ciò è inevitabile in quanto i vincitori delle ultime elezioni impostarono una lunga campagna elettorale sul tema del referendum e dell’indipendenza da Madrid). Quasi tre anni fa, il 9 novembre 2014, si era svolto un primo referendum dichiarato da subito illegale dal governo di Madrid e a seguire illegittimo dalla Corte Costituzionale che a sua volta condannò l’allora presidente della Generalitat Artur Mas all’interdizione dai pubblici uffici per due anni. Tuttavia, la consultazione si svolse ugualmente ma votarono appena 1/3 degli aventi diritto, ovvero poco più di due milioni di persone dove per la cronaca i SI superarono l’80%. In questi ultimi due anni il braccio di ferro tra la Comunità autonoma guidata da Carles Puigdemont e il governo Rayoj non ha accennato ad interrompersi neanche un po’. Ad oggi, secondo un recente sondaggio pubblicato dall’ Istituto DYM di Barcelona, pare che il 65,4% dei catalani sia disposto a recarsi alle urne con l’intenzione di appoggiare la secessione da Madrid. Gli indecisi invece sono poco più dell’11% mentre un buon 17% ha già chiaro di non recarsi alle urne. Ma i sondaggi, si sa, possono anche sbagliarsi.
Sul fronte dei partiti invece, sono in campagna elettorale da tempo la coalizione di governo Junts pel sì (“Uniti per il sì”) che unisce il centrodestra di Convergència Democràtica de Catalunya, ed il centrosinistra degli indipendentisti di Esquerra Republicana unitamente alla sinistra anticapitalista delle CUP movimento particolarmente in voga tra i giovani. Come facilmente immaginabile sul piede di guerra è il Partito Popolare che tramite il capo di governo Rajoy ha addirittura minacciato di voler mandare ai seggi la polizia. Scontata anche la contrarietà del movimento centrista e populista di Ciudadanos e del PSOE con quest’ultimo sicuramente più dialogante del Ppe, ma in ogni caso contrario a questa consultazione. Nel caso di vittoria del fronte del SI, al momento molto probabile, si tratterebbe di una “CatalanExit” da Madrid (nella pratica tutta da vedere) e non dall’Europa, infatti in svariati documenti redatti dalla Comunità Autonoma si evince la ferma volontà di una permanenza nell’organizzazione comunitaria (la regione infatti da tempo ha aperto svariate delegazioni regionali in molti stati UE).
Parole forti in favore del referendum 1.O le ha spese Pep Guardiola. L’attuale allenatore del Manchester City, già in candidato alle Elezioni regionali di due anni fa, inserito in maniera simbolica all’ultimo posto nella lista della coalizione filo-indipendentista, durante una partecipatissima manifestazione svoltasi il mese scorso sulle alture di Montjuic (Barcelona), che ha dato il via alla campagna referendaria, ha evidenziato che non vi sono abbastanza carceri per rinchiudere tutti coloro che vogliono partecipare al referendum. Anche su questo fronte dunque le previsioni di un’estate rovente stanno trovando conferma giorno dopo giorno. Calendario alla mano la data del 1° ottobre è ancora lontanissima…