Voucher: un vuoto da colmare
Probabilmente, vista la situazione che si era andata a creare, si è optato per la scelta più saggia. Tant’è che nella seduta dello scorso 17 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge che ha disposto l’abolizione della disciplina dei buoni lavoro (i cosiddetti “voucher”). I voucher è bene ricordarlo, inquadrano, o meglio, disciplinano un rapporto occasionale di lavoro, ma non sono un contratto di lavoro. Per citare un esempio banale con un buono da 10 euro (ovvero il taglio minimo) al netto per il lavoratore restano 7,50 euro (il resto viene riscosso da Inail ed Inps per la relativa copertura contribuiva e assicurativa). Ipoteticamente, se si lavorasse con i voucher per una vita intera con ogni probabilità non si raggiungerebbe neppure la pensione minima.
Nati nel lontano 2003, con il nobile scopo di far emergere il lavoro nero, si sono poi trasformati in strumenti che consentono alle imprese di non stipulare regolari contratti di lavoro, con tutta la mancanza di diritti che ne può derivare. In pratica lavoro nero legalizzato. Inizialmente utilizzati per far emergere dall’irregolarità alcune prestazioni che spesso venivano svolte in nero, come ad esempio il lavoro domestico o le classiche ripetizioni private, nel corso degli ultimi anni hanno subito un’impennata mai vista prima. Infatti a seguito delle “liberalizzazioni” apportate al principio, nel 2008, dal governo Berlusconi, poi dalla tanto vituperata Legge Fornero, correva l’anno 2012, a seguire dal ministro del lavoro Giovannini, 2013 governo Letta e infine dal governo Renzi (a cui però va dato il merito di aver reso obbligatoria l`attivazione telematica dei voucher prima del loro utilizzo) si è passati da un uso marginale ad un vero e proprio boom. Quindi con all’orizzonte il referendum promosso dalla Cgil per l’abolizione dei voucher e la regolamentazione degli appalti (oltre 3 milioni le firme raccolte, ma il quesito più importante quello relativo all’art. 18 è stato bocciato dalla Consulta) e con la concreta possibiltà di una nuova debacle, dopo quella dello scorso 4 dicembre in occasione del referendum costituzionale, il governo ha deciso per l’azzeramento tout court dei buoni lavoro.
Ora, se è vero che l’utilizzo dei voucher è stato indiscriminato e talvolta vergognoso, si pensi che addirittura alcuni supermercati in certi casi li utilizzavano per pagare i dipendenti, bisognerà comunque trovare un rimedio per alcuni “mestieri” come ad esempio i servizi di baby sitter. Come dice un celebre proverbio “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”: il vuoto normativo va colmato quanto prima.