A spasso per i musei di Bologna: Le collezioni Comunali d’Arte e il Museo del Risorgimento in Casa Carducci
Tutti conoscono Piazza Maggiore e la sede dell’Amministrazione comunale il Palazzo D’Accursio, di cui molti avranno percorso lo scalone in occasione di matrimoni.
Ma non credo tutti sappiano che il secondo piano ospita le Collezioni Comunali d’Arte all’interno delle sale che un tempo erano adibite a residenza dei Cardinali Legati, rappresentanti del potere pontificio (fino al 1859), poi dalla Prefettura (fino al 1933). Il museo fu fondato nel 1936, a conclusione di un sistematico piano di riorganizzazione e valorizzazione delle raccolte civiche, intrapreso dall’amministrazione comunale subito dopo l’Unità d’Italia.
Le opere disposte negli ambienti storici derivano dal sedimentarsi di un variegato patrimonio, proveniente da donazioni di dipinti, mobili, arredi e suppellettili pervenute al Comune di Bologna nel corso dell’Ottocento e nel primo Novecento, che andò ad arricchire l’antica raccolta di testimonianze appartenute alle magistrature cittadine. In particolare si segnalano le opere provenienti da due importanti collezioni d’artista, Pelagio Palagi e Cincinnato Baruzzi, nonché quelle derivate da un collezionismo versato anche nel campo delle arti applicate e dell’arredo (eredità Pepoli e Rusconi). Il ricco patrimonio artistico custodito all’interno delle Collezioni Comunali spazia dal Duecento agli inizi del Novecento. Vi sono opere del Medioevo comprese in origine nella sezione medievale del Museo Civico: croci scolpite e dipinte, tavole di Vitale da Bologna e Jacopo di Paolo; inoltre importanti dipinti del Quattrocento e del primo Cinquecento, fino ad una nutrita serie di opere emiliane del XVII secolo e di altre scuole.
Non posso non menzionare per concludere il campionario di merletti e ricami dell’Aemilia Ars, la società bolognese che si inserì nella vicenda italiana ed europea della rivalutazione delle arti applicate fra Ottocento e Novecento, della quale ricordo ancora la suggestiva bottega in via Farini.
Segnalo inoltre due sezioni una dedicata a Donato Creti e una a Pelagio Pelagi che fino a questa visita erano per me solo… i nomi di due vie che mi capita di percorrere spesso.
Infine segnalo due finestre: da una lo sguardo percorre tutta via Indipendenza fino al Sacro Cuore e dall’altra via Rizzoli fino alle Due Torri: due visuali che da sole meritano la visita!
Per ulteriori informazioni e per una visita virtuale www.museibologna.it
La visita dei Musei prosegue con quello del Risorgimento, ospitato al piano terreno della Casa Carducci.
L’allestimento inizia con il 1796 – anno dell’arrivo delle truppe rivoluzionarie francesi a Bologna – e giunge al 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Particolare importanza è data alle vicende della città: le testimonianze dell’epopea risorgimentale sono collocate all’interno della storia di Bologna, vista in tal modo non più esclusivamente dal punto di vista militare ed eroico, ma anche nei suoi aspetti culturali, sociali, politici ed economici.
Oltre a cimeli, dipinti, armi, uniformi, bandiere, oggetti “patriottici” vari, sono esposti anche materiali documentari, quali manifesti, stampe, opuscoli, provenienti dalla Biblioteca.
Lo spazio espositivo è articolato in cinque sezioni, secondo un criterio cronologico:
1. L’Età Napoleonica (1796-1814)
2. La Restaurazione (1815-1848)
3. L’Epopea Risorgimentale (1848-1860)
4. L’Italia Unita (1860-1914)
5. Bologna in guerra (1915-1918)
È presente inoltre una sezione speciale relativa alla filatelia e alla storia postale, ospitata in un singolare armadio a ante estraibili.
Questo periodo era ai miei tempi (anni cinquanta) oggetto di approfonditi studi in tutti gli ordini di scuola e il culmine fu l’esposizione Italia ’61 per il centenario dell’Unità d’Italia a Torino (con una avveniristica monorotaia ora abbandonata, come molti padiglioni) che attirò folle da tutto il paese. Oggi invece risulta molto più lontano…
Il sito è http://www.museibologna.it/risorgimento
Al piano superiore si trova la Casa di Giosuè Carducci: Il tour ha inizio dalle sale “vissute” dal Carducci studioso e professore, munite di robuste scaffalature: l’ingresso, la biblioteca, lo studio, il corridoio, deposito dell’archivio, e persino la camera sua da letto, dove si raccolgono anzi le edizioni più preziose della libreria. Non privi di libri e documenti, neppure la sala da pranzo e la camera da lavoro della signora. Solo dopo avere visitato queste stanze di lavoro, si va nel piccolo mondo della moglie Elvira Menicucci: la sua camera da letto e il salottino buono.
La quantità immensa di libri è tutta catalogata in Internet e disponibile per la consultazione nella attigua sala di lettura. Ulteriori notizie si trovano nel sito http://www.casacarducci.it
La nostra esplorazione continuerà nelle altre raccolte previste dalla Card Musei Metropolitani Bologna, anche fuori dal capoluogo.
In verità sarebbero compresi anche il Museo Civico Medioevale, il Teatro anatomico, il Museo della Storia di Bologna, la Collezione Tagliavini in San Colombano e l’incredibile e indescrivibile Compianto di Niccolò dell’Arca in Santa Maria della Vita, il CAPOLAVORO di questa città (anche se non famoso quanto merita) che imprime nel visitatore un marchio indelebile, ma queste istituzioni sono state da me visitate in tempi recenti e quindi non ci ritorno in questa occasione.