Così lontani, così vicini
Con un collaudato stile comunicativo, lo scorso 22 febbraio la NASA ha annunciato uno scoop scientifico: la scoperta di un altro sistema solare nella costellazione dell’ Acquario.
A circa 40 anni luce da noi, chilometro più, chilometro meno, sette pianeti orbitano intorno alla stella Trappist-1, nana rossa grande poco più di Giove, che con i suoi 500 milioni di anni per l’ anagrafica astrale è ancora un’ adolescente .
Quello che rende la notizia particolarmente significativa, non è tanto la scoperta di questi lontani corpi celesti, di pianeti extrasolari, negli ultimi due decenni, ne sono stati scoperti più di tremila, ma che tre di essi presentino singolari analogie con la Terra. Sono rocciosi, hanno massa simile a quelle terrestre e, soprattutto, si trovano all’interno della fascia di abitabilità, ovvero quella distanza dalla stella compatibile con la presenza di acqua liquida sulla loro superficie.
Un privilegio raro, si pensava, visto che da queste parti è toccato solo alla cara, vecchia Terra. Scandagliando l’ immensità del cosmo sembra che le cose vadano diversamente e il nostro pianeta potrebbe non essere una perla così rara.
La scoperta del sistema planetario di Trappist-1 porta indubbiamente acqua al mulino dei sostenitori di forme di vita aliene, tuttavia il cammino per avere eventuali conferme sarà ancora molto lungo.
Anche se gli studi su nuove tecniche di propulsione stanno facendo grandi progressi, per il prossimo futuro le distanze interstellari continueranno a essere un ostacolo insormontabile all’ invio di sonde e la ricerca non potrà che rimanere quella osservativa, per quanto con strumenti sempre più sofisticati.
Certo quei sette pianeti, a quattrocentomila miliardi di chilometri da noi, ora sono un faro nel buio dello spazio verso il quale concentrare le osservazioni. Emblematiche in tal senso le parole di uno degli scienziati autori della ricerca, Emmanuël Jehin: ” Con la prossima generazione di telescopi, come l’ European Extremely Large Telescope dell’Eso e il James Webb Telescope di Nasa/Esa/Csa potremo presto esser capaci di cercare l’ acqua e persino l’evidenza di vita su questi pianeti “.
Evidenza di vita che potrebbe essere dedotta dalla presenza di molecole organiche come quelle recentemente individuate su Cerere, il pianeta nano in orbita fra Marte e Giove. Sulla superficie del corpo celeste sono stati rilevati composti ricchi di carbonio, argille e grandi quantità di acqua allo stato ghiacciato. Caratteristiche compatibili con uno scenario prebiotico.
Parafrasando un vecchio proverbio, forse è prematuro dire che tutto il cosmo è paese. Ma non si può che rendere onore alla geniale intuizione di Giordano Bruno su un Universo dove tutto è centro e tutto periferia.
Idea che il filosofo nolano pagò con una lunga prigionia e la condanna al rogo da parte dell’ Inquisizione. Sentenza eseguita a Roma, in Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600. Dopo quattro secoli, diciassette anni e cinque giorni è arrivato l’ annuncio della NASA….