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Scritto da nel Numero 137 - 1 Febbraio 2017, Politica | 0 commenti

Il fascino del leader forte

Il fascino del leader forte

Il 79% degli Italiani ritiene che il Paese abbia bisogno di essere guidato da un “Uomo Forte”. Questo uno dei risultati del sondaggio realizzato da Demos & Pi per Repubblica lo scorso gennaio. Un modello preferito da tanti, soprattutto dai più giovani e dai più disillusi dalla politica e dai partiti, amplificato indubbiamente dalla vittoria di Trump alle ultime Presidenziali americane. Questa propensione parte dal presupposto che le elite politico/finanziarie sono d’accordo per speculare e arricchirsi a danno dei cittadini e della collettività; l’ “Uomo Forte” sarebbe quindi in grado di piegare i  potenti in favore e a tutela dei cittadini e dei loro interessi.
 
Il sondaggio è rivolto a un target italiano ma il fenomeno è senza dubbio globale: Putin, Trump, Xi Jiping, Erdogan, Narendra Modi in India, l’ungherese Orban, Duterte nelle Filippine; sono esempi di leader vincenti, per ora, che si sono affermati promettendo una rinascita attraverso la forza e il vigore delle proprie personalità, ignorando e denigrando liturgie e consuetudini del sistema consolidato.
L’Uomo Forte in politica è narcisista, rabbioso e vendicativo verso chi non lo elogia. L’Uomo Forte in politica è virile a cavallo di un orso a petto nudo. L’Uomo Forte in politica è un ribelle, un rivoluzionario, un demolitore (o rottamatore), colui che con sprezzante superiorità e presunzione si fa portavoce di progresso. E’ colui che abbatte i pilastri forte del proprio carisma e seguito, colui che promette evoluzione da una distruzione creatrice. Da questi presupposti nascono le affermazioni del Leader Forte contro il sistema, in un tripudio di populismo, rabbia e violenza: contro i partiti e il Parlamento, vestigia di una Repubblica corrotta; contro i giornalisti, casta corporativa ormai inutile visto che ormai l’onnisciente Internet e gli ineffabili Social Network sono in grado di darci qualsiasi informazione; il sindacato, che tedia lo sviluppo del paese con strumentali vertenze e scioperi; i giudici, ex toghe rosse, oggi megalomani in cerca di visibilità.
Nella Repubblica romana il dictator veniva nominato in tempi di eccezionale pericolo e investito di pieni poteri politici e militari e di summum imperium.
L’Uomo Forte oggi vorrebbe “purificare” la Repubblica minacciando, e in alcuni casi abbattendo, i capisaldi universali su cui si regge la democrazia.

“In questo momento il Paese ha bisogno di essere guidato da un Uomo Forte?”. Pensiamoci bene…

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