La sconfitta di Renzi e la vittoria della Costituzione
Pare che nella notte di domenica 4 dicembre, a Palazzo Chigi, commentando i risultati del referendum che via via giungevano dal Ministero dell’Interno, Matteo Renzi abbia inveito contro i governi regionali di Calabria e Campania. Colpevoli di aver ottenuto risultati deludenti oltre ogni aspettativa, nonostante la valanga di euro promessi e stanziati dal governo centrale proprio per le infrastrutture di questi territori. Ecco, ciò esemplifica quanto poco contasse per il Primo ministro dimissionario il merito della riforma, sonoramente bocciata dagli italiani.
Renzi ha personalizzato il voto referendario, lo ha trasformato in un plebiscito nei suoi riguardi, caricandolo di significati che poco riguardavano la stessa riforma, peraltro scritta malissimo e costellata da oggettive insuperabili criticità. L’ex Presidente del Consiglio ha fatto una campagna referendaria sporca, scorretta; profetizzando sciagure in caso di vittoria del “No”. E occupando i media in modo «militare e ossessivo» (come ha affermato Ferruccio De Bortoli, ex direttore del “Corriere della Sera”). Se avesse voluto un voto sincero solo sulle modifiche costituzionali proposte, avrebbe dovuto presentare diversi quesiti referendari in modo tale che la cittadinanza potesse esprimersi su ciascun punto ed estrapolare le (poche) cose buone di questa riforma, eliminando le pericolose storture.
Proprio l’inedita occupazione dei media da parte di Renzi e dei fautori del “Sì”, ha provocato sensazioni di sorpresa da parte di coloro i quali temevano una disfatta del “No”. Ma, alla fine, è stata una vittoria scontata. Frutto non solo di una bocciatura della riforma, ma anche di un malessere economico e sociale che in Italia, specie al meridione, è dilagante. Al di là della propaganda, nel Mezzogiorno poco si muove, la crisi occupazionale è palpabile, il settore pubblico è in condizioni disastrose, i comuni sono indebitati oltremisura e costretti ad elevare i balzelli come mai nella storia repubblicana. E’ ovvio e fin troppo banale che nelle regioni del Sud gli italiani non abbiano voluto credere alla favoletta di Renzi, all’Italia che migliora, agli stupefacenti benefici del Jobs Act e alla riforma costituzionale panacea di tutti i mali. Perciò hanno urlato la loro contrarietà attraverso il voto. In questo senso, è da respingere con forza la retorica del “consueto voto conservatore” del Mezzogiorno.
Quindi, se è piuttosto semplice individuare chi ha perso questo referendum, è altrettanto complicato proclamare vincitori. Non la Lega né il Movimento Cinque Stelle e neppure Forza Italia, anche se ciascuna di queste formazioni politiche ha dato il suo contributo al risultato finale. Ha vinto la Costituzione, questo sì. Ma anche il malessere sociale ed economico. E per una volta il popolo ha respinto l’approssimazione e l’inganno.