Spagna: verso un Governo di larghe intese
Alla fine il pronostico si è avverato. I popolari del premier uscente Mariano Rajoy vincono le elezioni politiche, ma non ottengono la maggioranza assoluta. Scandali e arresti non sono bastati a fermare l’elettorato conservatore: il Partido Popular si ferma ad un onesto 33% (che equivale a 137 deputati contro i 123 delle elezioni dello scorso dicembre). Posto d’onore per i socialisti che “tengono botta”, superando il 22% (per la precisione 22,66%) con 85 deputati nel Congresso, 5 in meno rispetto alle elezioni del passato 20 dicembre. Viste le premesse della vigilia, poteva andare sicuramente peggio anche se è oramai pacifico che il Psoe perde sistematicamente migliaia di elettori ad ogni appuntamento elettorale.
A dire il vero i primi exit-poll vedevano il listone viola Unidos-Podemos al secondo posto, davanti ai socialisti in quasi tutte le circoscrizioni. Poi con il passare delle ore il quadro era sempre più chiaro: i socialisti si confermano come prima forza di “sinistra”. In terza posizione, come accennato, troviamo il partito di Iglesais che, grazie ad un accordo con la sinistra storica “Izquierda Unida”, conferma i voti dei due partiti alle recenti elezioni arrivando al 21,10% per un totale di 71 deputati. Male i centristi anti-sistema di Ciudadanos 13% , prendono 32 seggi rispetto ai 40 conquistati a dicembre, comunque potrebbero entrare nell’eventuale Grande Coalizione insieme a socialisti e popolari. Tale ipotesi è stata subito smentita dal ledear Alberto Rivera che in campagna elettorale ha duramente attaccato il Partito Popolare per i numerosi scandali di corruzione, ma all’interno del partito è in corso una discussione circa la possibilità o meno di entrare in un’eventuale esecutivo.
Alla fine gli unici ad aumentare i voti sono proprio i popolari, quasi 700.000 in più che a dicembre 2015.
Come accaduto lo scorso 20 dicembre nessuno dei partiti raggiunge i fatidici 176 seggi. Per far nascere un nuovo esecutivo è quindi necessaria un’alleanza di governo, la più accreditata è quella fra popolari e socialisti. Insieme i due partiti arriverebbero a 222 deputati più la variabile di qualche partito regionale, eventualmente interessato ad un appoggio esterno.
Ora Mariano Rajoy con lo scopo di trovare un “accordo di minima” parlerà per prima con il Psoe, nella viva speranza di trovare un accordo entro i prossimi 30 giorni, con l’obiettivo di avere una maggioranza sufficiente per approvare “los Presupuestos Generales del Estado de 2017” (il corrispondente della nostra Legge di Stabilità), approvare le leggi in sospeso e per negoziare il debito con l’Unione Europea.
Analizzando il voto, partendo dalla Catalogna, nel capoluogo complice la recente elezione della sindaca anti-sfratti Ada Colau, il listone di Iglesias è il primo partito superando di 10 punti i socialisti. Bene anche la Sinistra Repubblicana che porterà in Parlamento 9 deputati. Dando un’occhiata ai risultati regione per regione si evince facilmente che il Partido Popular è il primo partito in quasi tutte le Comunità Autonome, eccezion fatta per la Catalogna ed il Pais Vasco da sempre ostili al partito conservatore. Anche in Andalucia, storica roccaforte rossa, dove i sondaggisti davano Podemos e Psoe in pole-position il partito di Rajoy è due punti sopra i socialisti.
I Popolari fanno il pieno di voti anche in Comunità tendenzialmente in “bilico” come ad esempio Aragona, La Rioja, ed Extremadura. Rayoj vince anche in tutti i capoluoghi di provincia, tranne nelle quattro province catalane Barcelona, Girona, Tarragona e Lleida, a Guipúzcoa, e nelle andaluze Jaén, Sevilla e Huelva.
Evidentemente, nonostante la Spagna sia uno dei paesi più filo-UE, il fattore Brexit può aver giocato il suo ruolo portando l’elettorato verso i partiti più tradizionali quali Pp e Psoe rispetto agli emergenti Podemos e Ciudadanos.