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Scritto da nel Internazionale, Numero 131 - 1 Luglio 2016 | 0 commenti

La Scozia tradita sogna l’Europa

La Scozia tradita sogna l’Europa

“Should Scotland be an independent country?” questo il quesito referendario al quale il popolo scozzese rispose NO – con il 55.3% dei voti –  il 18 settembre 2014. Numerosi furono gli argomenti oggetto della campagna referendaria ma i più determinanti sull’esito del voto furono senza dubbio i rapporti della Scozia con le organizzazioni sovranazionali, in particolare con l’Unione Europea.
La Brexit è quindi stata vissuta dagli Scozzesi – i più europeisti del Regno Unito – come una vera beffa e la proposta a caldo di indire un nuovo referendum per l’indipendenza una reazione più che legittima.
La Scozia e l’Europa si trovano però con le spalle al muro, così come l’indipendenza di Edimburgo non sarebbe stata una scelta ottimale nel 2014, anche oggi si ripresentano le medesime perplessità: l’economia scozzese riuscirebbe a sopravvivere senza il supporto di Londra (considerando anche il bassissimo prezzo del petrolio)?
Dal punto di vista politico/economico l’Unione non impazzisce per una soluzione del genere, vedendo entrare un partner fragile.
Dal punto di vista burocratico/procedurale l’ingresso dello Scozia non sarebbe poi semplice: come paese nuovo entrante dovrebbe rispettare l’iter previsto, mettendosi quindi in coda dietro Serbia, Macedonia e Montenegro; inoltre i nuovi candidati devono adottare l’Euro.

Dal punto di vista europeista l’uscita del Regno Unito è un colpo quasi letale ma, allo stesso tempo, la decisa volontà della Scozia di permanere nell’Unione deve confortare. Evidentemente fare parte dell’UE ed essere cittadini europei porta ancora degli innegabili vantaggi e molteplici opportunità… unità nella diversità.

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