Pollice digitale?
La via per Marte appare ancora lunga, ma intanto sembra essere a portata di mano la soluzione al
problema dei pranzi durante il viaggio. Dopo il già sperimentato caffè espresso, a breve per gli
astronauti potrebbe diventare realtà il contorno a base di verdure fresche. Un prologo c’è già stato
la scorsa estate, con la lattuga rossa coltivata in orbita e apprezzata dagli ospiti della stazione
spaziale, e sembra che in un futuro non troppo lontano sarà possibile coltivare piante nello spazio.
Ma c’è di più, l’orto cosmico avrà un’ origine made in Italy. A Torino, nello stabilimento di Thales
Alenia Space Italia, è operativo Recyclab un laboratorio tecnologico che si occupa di ricerche sulla
rigenerazione di risorse e la produzione di cibo utilizzando quanto più possibile le risorse a
disposizione nel luogo. Qui è stato realizzato Eden, un prototipo di serra spaziale dove è possibile
coltivare lattuga, pomodori, ravanelli e frutti di piccole dimensioni come le fragole. Dopo un
ulteriore collaudo in un ambiente estremo terrestre come l’Antartide, nei prossimi mesi verrà inviato
agli astronauti della stazione spaziale. Secondo i ricercatori, oltre a un prezioso supporto
alimentare, la possibilità di consumare frutta e verdura fresche fornirà anche un aiuto psicologico
agli equipaggi impegnati nello spazio, importante soprattutto per le missioni di lunga durata.
Se la serra tecno ha senso nello spazio, che non è un ambiente notoriamente favorevole agli
esseri viventi, qualcuno ha pensato di utilizzarla anche sulla Terra.
A Fukushima, luogo diventato tristemente noto per il disastro nucleare seguito allo tsunami del
2011, la Panasonic coltiva insalate in una fabbrica ultra sterile.
Restando in Giappone, la Toshiba, altro colosso giapponese dell’elettronica, ha realizzato vicino a
Tokio una fattoria verticale riconvertendo una fabbrica precedentemente utilizzata per la
produzione di lettori per dischetti. In un ambiente asettico, controllato da microchip e illuminato da
luci fluorescenti speciali per ottimizzare la crescita dei vegetali, vengono prodotte tre milioni di
insalate all’ anno.
Un esempio seguito anche dalla Sharp, leader nella produzione di fotocopiatrici multifunzione, che
a Dubai ha realizzato una fattoria digitale di fragole.
Il progressivo deterioramento dell’ambiente è uno stimolo all’ affermarsi di questa tendenza alle
serre grattacielo che, secondo l’ecologo e microbiologo Despommier, potrebbero essere il futuro
dell’agricoltura bio e di prossimità. Dove non c’ è un ritorno alla terra, ma una riconversione
agricola di fabbriche e stabilimenti.
Avanti di questo passo si potranno far crescere mango e papaya oltre il circolo polare artico e frutti
di bosco nel deserto, con buona pace dei cicli naturali.
Lucio Battisti cantava che ne sai tu di un campo di grano? Speriamo non si trattasse di una
profezia….
Fermo restando il valore scientifico del sistema Eden, ideato per gli astronauti, viene da chiedersi
se i prodotti delle serre torri terrestri sarebbero apprezzati da chi, come noi italiani, è abituato alle
eccellenze di una cucina senza pari la mondo. Il Bel Paese ha tanti difetti, ma per fortuna frutta e
verdura non hanno bisogno di chip e lampade al led per crescere.