Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 127 - 1 Marzo 2016 | 0 commenti

L’appello di Parisi per salvare la ricerca

L’appello di Parisi per salvare la ricerca

«Negli ultimi 8 anni l’università italiana è stata praticamente presa a picconate». Ha così esordito il fisico Giorgio Parisi, fra i più autorevoli al mondo nel suo settore, nell’appello all’Unione Europea per salvare la ricerca italiana, lanciato alla trasmissione “Zapping 2.0” (RadioUno) del 26 febbraio scorso (e ancora prima sulla rivista scientifica “Nature” e su “Change.org”). Sostanzialmente in questo lasso di tempo si sono registrati il 20 per cento di studenti in meno, il 20 per cento di professori in meno ed il 20 per cento delle risorse finanziarie in meno. «Un fatto praticamente incredibile – ha commentato Parisi – non credo che ci siano stati esempi di una tale diminuzione dei contributi dello Stato all’istruzione superiore, se non in caso di guerre, carestie o cambi di regime».

Sarebbero circa ventimila i ricercatori italiani che hanno fatto fortuna all’estero, con cifre clamorose: nella ricerca presso le università francesi, nella fisica e meccanica statistica, i ricercatori del Bel Paese supererebbero addirittura quelli casalinghi!

Il professor Parisi fa risalire l’inizio del baratro della ricerca italiana al luglio 2008, allorquando l’ultimo governo Berlusconi, fresco vincitore d’elezioni, promulgò i tagli delle risorse finanziarie alle università ed alla ricerca (ministro dell’istruzione: Maria Stella Gelmini, ministro dell’economia: Giulio Tremonti). I successivi governi, se non hanno peggiorato la situazione continuando a tagliare, non la hanno migliorata neppure un pochino. Incluso l’esecutivo attuale, nonostante il “brodino” del concorso per assistente ricercatore che mette in palio 800 posti, sugli almeno 15 mila che servirebbero per iniziare a porsi sullo stesso livello degli altri paesi europei più avanzati (in questo senso).

Occorre invertire la tendenza. La percentuale del Prodotto Interno Lordo che l’Italia stanzia per la ricerca è pressapoco l’1%; la media dei Paesi dell’Unione Europea è del 3%. Ma non è meramente una questione di numeri o di strumenti per lo sviluppo dell’innovazione in tutti campi. Si tratta di qualità e quantità dell’occupazione, soprattutto giovanile. In una fase in cui, a livello sistemico, sarà sempre più difficile trovare lavoro.

Responsabilità limitate ha, probabilmente, questo governo ed il ministro dell’istruzione Stefania Giannini. Ma un avanzamento del grado di civiltà dell’Italia deve passare per un serio ripensamento del sistema scolastico e universitario. Tendente alla semplificazione ed all’ottimizzazione, senza rivoluzioni roboanti, puntando a far rientrare i migliori cervelli nazionali sparsi in giro per il mondo. Altro che buona scuola.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>