Spagna: paralisi dopo il voto
L’esito dei risultati era nell’aria. Ne avevamo già dato ampio spazio nei numeri precedenti de L’Arengo. L’entrata a gamba tesa di Podemos e Ciudadanos nella scena politica ha rotto definitivamente gli equilibri politici in terra di Spagna. Per la prima volta dalla fine della dittatura di Franco socialisti e popolari si trovano a fare i conti con la propria carenza di voti oltrechè di consenso. Risultati alla mano possiamo dire che per Ppe e Psoe probabilmente poteva andare anche peggio. Infatti nonostante gli ultimi scandali il partito del premier uscente Mariano Rajoy si conferma primo partito con il 28,2% dei consensi ottenendo 123 seggi restando tuttavia molto lontano dai 176 necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Alle scorse politiche infatti Rajoy e soci conquistarono ben 65 seggi in più. Anche i socialisti “reggono il colpo” piazzandosi secondi con il 22% (91 seggi) dando torto agli ultimi sondaggi che parlavano di un possibile sorpasso da parte del partito di Iglesias, quest’ultimo terzo con il 20,6% (69 seggi). Buona anche la performance dell’altro partito anti-casta ossia Ciudadanos quarto con il 13,9 % (40 seggi guadagnati).Ergo nessun partito si trova con la maggioranza necessaria per formare un esecutivo. Assai ironico anche il titolo del quotidiano nazionale El Pais all’indomani del voto che in prima pagina recitava “Bienvenidos a Italia” (tradotto se ce ne fosse il bisogno “Benvenuti in Italia”). Del resto sia Podemos (sinistra) che Ciudadnos (centrisi) in sede di campagna elettorale hanno escluso sino alla nausea alleanze con i partiti tradizionali.Intanto avanza lo spettro del ritorno alle urne. Se entro il 2 aprile 2016 non nascerà un nuovo esecutivo si tornerà a votare entro 54 giorni ovvero la terza o la quarta domenica di maggio.
Lo scorso 22 gennaio il leader dei popolari Mariano Rajoy ha rinunciato all’incarico di formare il nuovo governo, offertogli dal re Felipe VI di Spagna. Quindi nuovo giro di consultazioni. In Spagna si usa dire “Viva el Vino” e forse questa affermazione è idonea a rappresentare lo stato attuale delle cose. In effetti anche un’eventuale accordo fra Ppe e Ciudadanos non garantirebbe una maggioranza solida.
Recentemente, Podemos ha offerto ai socialisti e ad Izquierda Unida guidata dal giovane Alberto Garzon (che ha raccolto il 3,7% ottenendo però solamente 2 seggi) la possibilità di formare un governo “di cambiamento” con un’agenda che nei primi 100 giorni prevederebbe misure di emergenza con particolare attenzione ai disoccupati.
Circa l’ipotesi di un patto di governo con la sinistra all’interno del Psoe ci sono opinioni differenti (le due correnti interne quella del segretario Pedro Sanchez e quella della sua oppositrice interna Susanna Diaz sono ai ferri corti). Più in particolare, i socialisti sono contrari alla proposta di Podemos di affidare ad un referendum popolare la questione catalana. E questo rappresenta un ostacolo non da poco. In ogni caso sommando i voti delle tre forze politiche (Psoe + Podemos + Izquierda Unida) si arriverebbe appena a 161 deputati contro i 176 necessari per ottenere la maggioranza il che rendere obbligatorio un’eventuale sostegno al governo non per nulla scontato da parte dei nazionalisti baschi e catalani. In attesa di nuovi sviluppi possiamo constatare che i socialisti sono l’ago della bilancia. Sapranno scegliere bene?