Elezioni in Bielorussia
“Alcuni miglioramenti specifici e un atteggiamento di accoglienza sono stati notati. Problemi significativi, in particolare durante gli scrutini, hanno minato l’integrità delle elezioni. La campagna elettorale e il giorno delle elezioni sono stati tranquilli…”. Questo il giudizio degli osservatori OSCE impegnati in Bielorussia nelle elezioni che l’11 ottobre scorso hanno sancito l’ennesimo trionfo del presidente Aleksandr Lukašenko. Nonostante progressi, aggiunge l’OSCE “il quadro giuridico rimane sostanzialmente invariato”.
Lukašenko ha trionfato con l’84% dei voti; i suoi avversari si sono dovuti accontentare delle briciole: l’attivista Tatiana Korotkevič, prima donna a candidarsi alle presidenziali, ha raggiunto il 4,4%; il populista di destra Sergej Gajdukevič il 3,3%; Nikolaj Ulachovič del Partito Patriottico Bielorusso l’1,6%.
I risultati sono ovviamente anche figli di una campagna elettorale poco equilibrata. Lukašenko ha enfatizzato il proprio operato, mentre i contendenti sono stati alquanto morbidi nei confronti del Presidente. Per l’OSCE solo “un candidato, il cui programma era focalizzato prevalentemente su questioni socio-economiche, è stato critico e ha espresso dubbi circa l’integrità del processo elettorale. Questa situazione ha quindi dato agli elettori una scelta limitata”.
Una vittoria prevedibile per colui che viene soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa”, rieletto per la quinta volta in venti anni, a capo di un paese schiacciato tra Europa e Russia, dove le vestigia dell’impero sovietico sono ancora visibili in varie forme.
Eppure, nonostante il giudizio negativo degli osservatori internazionali, i vicini Russi ed Europei accolgono con favore la rielezione di Lukašenko: Putin potrà continuare a contare su un prezioso alleato; l’Unione Europa avrà la garanzia di stabilità in un’area resa più che mai critica dalla situazione calda in Ucraina.
Paradossalmente i primi ad avere vantaggi (amari) da questa “dittatura soft” – come l’ha definita la neo Premio Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievič – potrebbero essere soprattutto i Bielorussi: meglio essere guidati da Lukašenko piuttosto che innescare un’instabilità politica che porterebbe ad una situazione analoga a quella della vicina Ucraina, ovvero con una devastante invasione degli amici-alleati Russi. Questo è lo scenario che vuole evitare anche l’Unione Europea che, nel corteggiare Lukašenko, ha alla fine deciso di sospendere le sanzioni alla Bielorussia.
Da parte sua Lukašenko ha deciso già da tempo di tenere un atteggiamento ambiguo e neutrale tra Russia ed Europa.
È alleato di Putin, sostenitore dell’Unione Economica Eurasiatica (con Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Federazione Russa), ha beneficiato negli ultimi anni degli aiuti economici di Mosca, oggi però non più sufficienti. Il deficit commerciale, su cui pesano principalmente le importazioni energetiche dalla Russia, ha infatti raggiunto livelli record tali da costringere il paese a trovare nuovi mercati e nuovi alleati. Ha duramente criticato l’annessione russa della Crimea rifiutandosi di riconoscerla.
“Una Bielorussia indipendente” questo il motto di Lukašenko in campagna elettorale, indipendente dalla Russia. Non a caso i programmi elettorali dei candidati si sono focalizzati su pace, stabilità e la necessità di preservare la neutralità del Paese.
La priorità è ora di avviare un percorso di normalizzazione nei rapporti con l’Europa e l’Occidente. Un primo passo lo si è fatto proprio in occasione della crisi ucraina con Lukašenko che si è affermato come fondamentale mediatore, ospitando a Minsk le trattative tra UE e Russia.
L’amicizia con l’Occidente potrebbe però essere per Lukašenko un’arma a doppio taglio. Da un lato verrebbero chieste riforme di efficientamento e liberalizzazioni con una minore presenza dello Stato nell’economia, mettendo in pericolo il consenso popolare del Presidente. Dall’altro la Russia, per non lascarsi sfilare il prezioso alleato, potrebbe intervenire destabilizzando il paese. Vedi Ucraina.
“Alcunimiglioramentispecificieunatteggiamentodiaccoglienzasonostatinotati.Problemisignificativi,inparticolaredurantegliscrutini,hannominatol’integritàdelleelezioni.Lacampagnaelettoraleeilgiornodelleelezionisonostatitranquilli…”.QuestoilgiudiziodegliosservatoriOSCEimpegnatiinBielorussianelleelezionichel’11ottobrescorsohannosancitol’ennesimotrionfodelpresidenteAleksandrLukašenko.Nonostanteprogressi,aggiungel’OSCE “ilquadrogiuridicorimanesostanzialmenteinvariato”.
Lukašenko ha trionfato con l’84% dei voti; i suoi avversari si sono dovuti accontentare delle briciole: l’attivista Tatiana Korotkevič, prima donna a candidarsi alle presidenziali, ha raggiunto il 4,4%; il populista di destra Sergej Gajdukevič il 3,3%; Nikolaj Ulachovič del Partito Patriottico Bielorusso l’1,6%.
Irisultatisonoovviamenteanchefiglidiunacampagnaelettoralepocoequilibrata.Lukašenkohaenfatizzatoilpropriooperato,mentreicontendentisonostatialquantomorbidineiconfrontidelPresidente.Perl’OSCEsolo “uncandidato,ilcuiprogrammaerafocalizzatoprevalentementesuquestionisocio-economiche,èstatocriticoehaespressodubbicircal’integritàdelprocessoelettorale.Questasituazionehaquindidatoaglielettoriunasceltalimitata”.
Una vittoria prevedibile per colui che viene soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa”, rieletto per la quinta volta in venti anni, a capo di un paese schiacciato tra Europa e Russia, dove le vestigia dell’impero sovietico sono ancora visibili in varie forme.
Eppure,nonostanteilgiudizionegativodegliosservatoriinternazionali,iviciniRussiedEuropeiaccolgonoconfavorelarielezionediLukašenko:Putinpotràcontinuareacontaresuunpreziosoalleato;l’UnioneEuropaavràlagaranziadistabilitàinun’arearesapiùchemaicriticadallasituazionecaldainUcraina.
Paradossalmenteiprimiadaverevantaggi(amari)daquesta“dittaturasoft” -comel’hadefinitalaneoPremioNobelperlaLetteraturaSvetlanaAlexievič-potrebberoesseresoprattuttoiBielorussi:meglioessereguidatidaLukašenkopiuttostocheinnescareun’instabilitàpoliticacheporterebbeadunasituazioneanalogaaquelladellavicinaUcraina,ovveroconunadevastanteinvasionedegliamici-alleatiRussi.Questoèloscenariochevuoleevitareanchel’UnioneEuropeache,nelcorteggiareLukašenko,haallafinedecisodisospenderelesanzioniallaBielorussia.
Da parte sua Lukašenko ha deciso già da tempo di tenere un atteggiamento ambiguo e neutrale tra Russia ed Europa.
È alleato di Putin, sostenitore dell’Unione Economica Eurasiatica (con Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Federazione Russa), ha beneficiato negli ultimi anni degli aiuti economici di Mosca, oggi però non più sufficienti. Il deficit commerciale, su cui pesano principalmente le importazioni energetiche dalla Russia, ha infatti raggiunto livelli record tali da costringere il paese a trovare nuovi mercati e nuovi alleati. Ha duramente criticato l’annessione russa della Crimea rifiutandosi di riconoscerla.
“UnaBielorussiaindipendente” questoilmottodiLukašenkoincampagnaelettorale,indipendentedallaRussia.Nonacasoiprogrammielettoralideicandidatisisonofocalizzatisupace,stabilitàelanecessitàdipreservarelaneutralitàdelPaese.
Laprioritàèoradiavviareunpercorsodinormalizzazioneneirapporticonl’Europael’Occidente.UnprimopassolosièfattoproprioinoccasionedellacrisiucrainaconLukašenkochesièaffermatocomefondamentalemediatore,ospitandoaMinskletrattativetraUEeRussia.
L’amicizia con l’Occidente potrebbe però essere per Lukašenko un’arma a doppio taglio. Da un lato verrebbero chieste riforme di efficientamento e liberalizzazioni con una minore presenza dello Stato nell’economia, mettendo in pericolo il consenso popolare del Presidente. Dall’altro la Russia, per non lascarsi sfilare il prezioso alleato, potrebbe intervenire destabilizzando il paese. Vedi Ucraina.