Un incontro atteso
C’ era una volta un trovatello che vagava ansiosamente alla ricerca della sua famiglia. Non è l’ incipit di un romanzo ottocentesco e anche i personaggi sono un po’ particolari, il protagonista è la Terra, che sembra aver finalmente trovato un fratello nell’ immensità del cosmo.
Certo i tempi non sono ancora maturi per dare una risposta all’ annosa domanda se siamo soli nell’ universo, ma la scoperta di Kepler 452b, questo è il nome affibbiato al lontano parente, è la prova concreta dell’ esistenza di corpi celesti molto simili al globo terracqueo che ci ospita. Corpi celesti che non sono certo ubicati dietro l’ angolo, il pianeta appena scoperto orbita intorno alla sua stella a 1.400 anni luce da noi, più o meno 13.000 miliardi di miliardi di chilometri, ma si è capito da un pezzo che i nostri più immediati vicini di sistema solare, Venere e Marte, pur condividendo alcune caratteristiche con la Terra, non sono proprio luoghi di delizie per la vita come la conosciamo. Venere ha le stesse dimensioni del nostro pianeta, ma la sua atmosfera venefica e la mostruosa pressione al suolo non lasciano scampo. Marte ha le stagioni, come la Terra, ma i rover che ne hanno solcato la superficie, l’ ultimo, Opportunity, è ancora operativo, non hanno fornito nessuna prova certa che possa aver ospitato qualche forma di vita.
Non resta che cercare nello spazio profondo, ed è quello che sta facendo il telescopio spaziale Kepler dal 2009. In questi anni di lavoro ha individuato centinaia di pianeti extrasolari, ma quelli candidati a essere possibili culle di vita sono pochini.
L’ ultimo arrivato potrebbe avere le carte in regola. E’ grande una volta e mezzo la Terra, ma, dato molto più importante, si trova in un’ area abitabile del suo sistema stellare, dove cioè la vita è possibile grazie a un equilibrio termico, non fa troppo caldo o troppo freddo, che non esclude la presenza di acqua. Inoltre l’astro intorno al quale orbita è simile al nostro sole, anche se più anziano di un miliardo e mezzo di anni.
La nostra conoscenza di Kepler 452b al momento è tutta qui, sapere se sul pianeta ci sia vita è al momento fuori portata dell’ attuale tecnologia umana. Ma dai tempi dello Sputnik sono passati meno di 60 anni e i passi da gigante che da allora ha fatto la ricerca spaziale fanno ben sperare per il futuro.
Nel 1974 dal radiotelescopio di Arecibo, a Portorico, venne lanciato un messaggio radio verso l’ ammasso globulare M13, nella costellazione di Ercole.. Gli impulsi, viaggiando alla velocità della luce, impiegheranno 25.000 anni per arrivare a destinazione. Fu il primo tentativo di far sentire la presenza umana nel cosmo e probabilmente nessuno si aspettava che pochi decenni dopo i nostri occhi ci avrebbero portato a guardare così lontano.