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Scritto da nel Internazionale, Numero 120 - 1 Giugno 2015 | 0 commenti

L’exploit di Podemos

L’exploit di Podemos

Rispetto al 2011, il Partito Popolare e  il Partito Socialista hanno perso insieme oltre 3 milioni di voti e quasi 5000 consiglieri.  La sconfitta è sicuramente più pesante per i popolari che lasciano per strada ben 2,5 milioni di voti e 3.575 consiglieri, mentre la perdita è  meno amara per i socialisti che perdono comunque 700.000 voti e quasi 1000 consiglieri in tutto il paese.

A conti fatti, il Pp senza maggioranze assolute in nessuna comunità autonoma, può salvare solo quattro regioni (Madrid, Castiglia-Leon, Murcia e La Rioja) ma necessita dell’appoggio esterno di altri partiti.

In poco più di un anno Podemos passa dai 30 attivisti che si riunivano settimanalmente in una libreria del quartiere popolare Lavapies di Madrid, al movimento che con ogni probabilità pone fine al bipartitismo spagnolo. Il grande  successo di Podemos drena voti al partito storico della sinistra Izquierda Unida che esce da quasi tutti i comuni più importanti (tranne che in Catalogna e nei Paesi Baschi). 

Analizzando la situazione nel dettaglio, a Barcelona, Ada Colau, fondatrice della piattaforma “Plataforma de Afectados por la Hipoteca (PAH)”(Piattaforma delle vittime dei mutui), proveniente dai movimenti altremondisti, riunendo intorno a se svariati movimenti sociali, cittadini riuniti insieme a Podemos sotto la sigla di “Barcelona en Comú,” ha sconfitto il sindaco in carica Xavier Trias nazionalsita di centro destra, facente parte del partito di Convergencia y Unio (CIU).

A raccogliere l’eredità del Partito Popolare è stato il movimento anticatalanista di Ciudadanos che entra nel consiglio comunale con 5 seggi.

Nel caso di Barcelona va evidenziato che il contributo di Podemos alla vittoria di Ada Colau è stato marginale infatti, il movimento guidato da Pablo Iglesias a Barcelona come nel resto della regione, non possiede ad oggi una struttura organizzativa e militante. 

Nella capitale, la magistrata in pensione Manuela Carmena, sostenuta da  Podemos, sotto le insegne di “Ahora Madrid” arriva ad un soffio dalla pasionaria Esperanza Aguirre, candidata del Partito Popolare. Al momento, la soluzione più naturale è quella di un’alleanza tra Carmena e il Psoe, i 20 seggi di Podemos e i 9 dei socialisti basterebbero infatti a raggiungere la maggioranza assoluta.

Il Pp non sembra volersi rassegnare all’idea di perdere la capitale che governa da oramai 25 anni e all’indomani del voto, con l’obiettivo dichiarato di sbarrare la strada alla sinistra, la candidata del Pp ha telefonato al candidato socialista proponendo una “grande alleanza” dichiarandosi disponibile a cedere la poltrona di sindaco ai socialisti, indicazione rifiutata dalla direzione federale del Psoe. Con ogni probabilità, si andrà quindi verso un’intesa tra Podemos e i socialisti. Le trattative però saranno tutto fuorché semplici. Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha subordinato ogni accordo alla “tolleranza zero” contro la corruzione, il che significa l’allontanamento di deputati condannati o indagati. Fra i paletti posti da Iglesias anche misure fiscali che hanno il fine di redistribuire la ricchezza. 

I popolari si avviano a perdere anche la roccaforte storica di Valencia, la terza città del paese. Qui, il movimento civico anti-corruzione Compromis arriva sorprendentemente primo e condurrà le trattative per formare il governo della città.

Dopo questa tornata elettorale arriva per Podemos il momento di “sporcarsi le mani”. Per mandare i nemici giurati, i popolari di Rajoy, all’opposizione nel più alto numero di amministrazioni locali, questi dovranno scendere a compromessi con il Partito Socialista.

In attesa della sfida più importante, le elezioni politiche attese per il prossimo novembre.

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