Jobs Act partenza con il freno tirato
Il famigerato contratto a tutele crescenti che di fatto ha cancellato le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori,entrato in vigore lo scorso 7 marzo, al momento non è servito a far diminuire il tasso di disoccupazione. Infatti, nel mese di marzo è salito di 0,2 punti percentuali (rispetto allo scorso febbraio) attestandosi al 13%.
A comunicarlo sono i dati provvisori forniti dall’Istat, dove si evidenzia che la risalita arriva dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio. Si tratta del livello più alto dal novembre scorso (13,2%).
La diffusione delle stime Istat ha subito scatenato l’opposizione parlamentare e non, ed i sindacati sul tema non sono certo teneri.
A creare apprensione è il calo degli occupati, dopo la lieve diminuzione di febbraio, nel mese di marzo i lavoratori sono diminuiti dello 0,3%, ovvero quasi 59 mila unità in meno rispetto a febbraio, tornando sui livelli dell’aprile 2014. Più nel dettaglio, analizzando la situazione per generi, nel mese di marzo il numero di occupati diminuisce rispetto a febbraio sia per la componente maschile (-0,4%) sia, seppur in modo minore, per quella femminile (-0,1%).
Come facilmente prevedibile, aumenta anche il tasso di disoccupazione giovanile, che nel mese di marzo è schizzato al 43,1% rispetto al 42,8% di febbraio. Un dato sicuramente allarmante.
Sul tema, il Parlamento Europeo ha, da poco, dato il via libera alla proposta di rendere immediatamente disponibile 1 miliardo di euro del bilancio UE per aiutare gli Stati membri a portare avanti programmi per l’occupazione giovanile.
L’Italia è il secondo maggiore destinatario di questi finanziamenti che saranno utilizzati in quasi tutte le regioni. Al Bel Paese spettano complessivamente 560 milioni di euro e ci auguriamo di cuore che siano utilizzati al meglio.
Intanto a partire dal 1° maggio debutta la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione. Fra i beneficiari troviamo anche gli apprendisti, gli artisti con contratto di lavoro dipendente e i soci lavoratori di cooperative di produzione lavoro. Fra i principali vantaggi del nuovo sussidio, ci sono le condizioni di accesso meno restrittive e gli importi dell’assegno un po’ più elevati rispetto alla vecchia Aspi ma, dall’altra parte della bilancia, vi è il pericolo che la durata della nuova indennità possa essere più limitata per i lavoratori con carriere contributive frammentate (gli interinali su tutti).
Rimaniamo in attesa di tempi migliori tenendo ben presente che Matteo Renzi ed il suo Governo promettendo al paese mari e monti, sulla riforma del lavoro hanno investito tutta la loro credibilità.