L’Europa nel pallone
L’Europa da più di un secolo gioca a calcio. Soprattutto l’Europa che conta, quella del Nord per capirci, che attraverso il calcio gestisce diritti tv, attrae campioni e investimenti esteri, occupa il suo spazio geopolitico accogliendo anche i russi, e quando scende al sud si sfoga sulle bellezze dei monumenti della nostra Roma. Proviamo a guardarla l’Europa nel pallone.
L’Italia di Renzi gioca un innovativo calcio fiorentino alla “toscana”: tira da destra e si sposta a sinistra, presidia il centro, torna in difesa e si rilancia in contropiede. La dinamica, dove ad una austera difesa impettita e incravattata si propone una crescita di scorribande, e dove a una confusa mischia in area e sugli spalti si propone invece una più sobria cravatta perfettamente combacia con le esigenze dello show business. E i frutti cominciano a venire, che spettacolo.
Con ancora una rappresentante in Champions, le italiana rappresentano 5 compagini delle 16 che giocheranno i sorteggi dell’Europa League. E’ chiaro che cominciano a farci valere e non solo con le grandi: è la provincia italiana, quella che tanto bene fa al calcio quando vince rendendo la competizione più viva, ad andare in giro per l’Europa a suon di gol. E’ la nostra piccola impresa, che trova spazio nei cinema quando si difende dal pizzo mafioso, e che trova spazio nella crescita del manifatturiero appena l’Euro si svaluta dando fiato all’economia. Siamo noi e l’Italia.
Un’Italia tuttavia ancora fragile, se questo campionato sarà il primo in cui una squadra schianta per abbandono dovuto a carenza di liquidità finanziaria, il malcontento della cui pancia non va affatto sottovalutato: ecco come il modello Salvini si innesta su un berlusconismo in crisi e sulle disgrazie del grande Milan del popolo milanese.
Noi e l’Italia colpita nel cuore di Roma per l’incapacità della Questura della Capitale di gestire l’ordine pubblico senza fare il morto e perché l’Europa del Nord che, tanto vantandosi di essere austera, vive com’è normale il trapasso di essere come tutti gli altri. Noi e l’Italia che da Roma va in Olanda a vendicarsi sul campo, mentre due ali di polizia a cavallo non devono andare oltre che dimostrare come si gestisce l’ordine pubblico, nonostante dubbie schedature. Ma non è con questi tecnicismi che si ferma la nostra renziana Italia: triangolazioni con Putin e sovrapposizioni tra proclami di guerra e dichiarazioni di non belligeranza sulla Libia aprono spazi internazionali di protagonismo nazionale. Certo, si potrebbe obiettare che andrebbe richiesto uno scomputo delle spese militari al calcolo del debito, ma non sono queste tecnicalità quelle che interessano il popolo sovrano.
La Grecia di Tsipras, appesa per i capelli alla benevolenza delle Troika, si trova di fronte al grande rovescio della chiusura del campionato. Un colpo duro per una sinistra che in genere snobba il nazional-popolarismo pallonaro ma che non può farne a meno per capire le viscere del popolo.
La partita è in corso e non sono certo lo spirito sportivo e la voglia di giocare a far difetto alla crew di Palazzo Chigi: questo agli italiani piace e tanto più piacerà loro vincere qualcosa. Silvio non vince più, Bersani non vuole vincere e non ci resta che guardare Lotti (ve lo ricordate “Tutti in campo con Lotti” vero?) sgroppare sulla fascia e mettere in mezzo: Renzi è pronto a insaccare in rovesciata, magari con una catapulta infernale.