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Scritto da nel Numero 116 - 1 Febbraio 2015, Politica | 0 commenti

Preso per il Colle

Preso per il Colle

Il titolo si confà ad una doppia interpretazione, passata e futura. Il dimesso inquilino del Quirinale, l’ex migliorista del Pci Giorgio Napolitano, fu infatti preso per il collo, almeno stando alla communis opinio, e costretto agli straordinari presidenziali. Il nuovo inquilino verrà preso, scelto, in una rosa di nomi, per salire al colle e rappresentare l’Italia per un settenato.

Accingendomi a scrivere dell’argomento ad urne aperte, ritengo abbastanza spericolato esprimermi, sia sull’esito della contesa (che seppure indirizzata verso Sergio Mattarella non è scontata, dopo due sole tornate di votazioni) che sulle ricadute politiche cui tale esito porterà. Passato il primo mese di insediamento, chiunque vinca, si disporrà già di più elementi per valutarne la personalità da Presidente, nonché le interpolazioni con il resto della nomenclatura di governo e di potere. Ciononostante è stimolante azzardare un quadro potenziale della situazione, ignorando se il prescelto somiglierà più alle sciape figure istituzionali di segniana memoria o più ai Cossiga o agli Scalfaro di turno.

Intanto cosa dovrebbe accadere nelle prossime ventiquattro ore? Che alla quarta votazione venga eletto appunto Sergio Mattarella con i voti del centro e del centro-sinistra e forse di Forza Italia. Il bacino politico che lo sosterrebbe dovrebbe di per sé far risultare la provenienza di quest’uomo, iscrittosi, già nei primi anni ’60, ad Azione Cattolica e da una vita democristiano. L’ampio consenso neocentrista e moderato sarebbe la sublimazione dello spirito moroteo che pensavamo scomparso con la Prima Repubblica.

Il suo nome è stato fatto dal premier Renzi che riuscirebbe, a mio giudizio, in un capolavoro: compattare il Pd che era sull’orlo della scissione; portare al Colle un candidato della sua stessa famiglia politica democristiana; far creder alla gente e ai media complici e/o accondiscendenti che ha messo all’angolo il suo amico di merende Berlusconi; avere da contrappeso una figura che, anche solo per i modi garbati, non pare spaventarlo particolarmente e che non ha alcun carisma internazionale che possa metterlo in ombra. Sulla bazzecola rottamazione del vecchio e centralità delle figure femminili, Don Renzi sa che si sorvolerà amabilmente.

Insomma bravo lui, a meno che nel segreto, dei confessionali prima e dell’urna poi, non si faccia i furbi. Prima di dire in cosa potrebbe sfociare questa furbizia qualche botta e risposta, tangenziale e di passaggio: perché Sel accetta, dopo la candidata di bandiera, di votare Mattarella alla quarta tornata? Perché se trionfasse la strategia Renziana qualche briciola spetterebbe anche a lei.

Perché Grillo insegue assurde consultazioni on line che esprimono la cifra di manciate di migliaia di persone e non gioca mai di anticipo puntando forte su una candidatura sgradita al sistema? Perché dovrebbe poi scegliere da che parte stare, se rimanere un organizzatore di canee o diventare parte di una sinistra euroriformatrice.

Perché Berlusconi sbraita e si ammansueta ogni tre per due? Perché in realtà sa di essere fuori dai giochi. Il patto del Nazareno è solo un salvacondotto personale e di aziende ma in Europa chi conta non è più il Cavaliere da tempo e forse non lo è nemmeno mai stato. E le presunte riforme da fare insieme andrebbero a beneficio solo in via sussidiaria suo ma in realtà sarebbero ritagliate su misura per la nuova Dc italiana e per gli assetti di potere internazionali.

Perché i più lucidi, oltre Renzi, paiono essere leghisti e destre sociali? Perché se esplodesse ulteriormente il bubbone delle fobie antislamiche potrebbero, crescendo nei consensi come in parte già accade, rappresentare la sola alternativa lepeniana al centrismo dei poteri forti. Sostituirsi non nella linea politica complessiva a Merkel e compagnia cantante ma farlo innervando il tutto con un po’ di sano nazionalismo e magari un polso più autoritario.

Aldilà che pare di camminare in mezzo a padelle e braci in qualsiasi degli scenari futuribili, cosa potrebbe invece succedere se si sparigliassero le carte su Mattarella? Molto probabilmente scissione, o forse cacciata, della minoranza Pd dal partito. Presidente di garanzia, eletto con i voti di Forza Italia e Ncd ed infine veloce galoppata verso nuove elezioni parlamentari, con o senza Italicum. Anzi in presenza di una nuova Democrazia Cristiana e di partiti satelliti e con una sinistra nuovamente di opposizione, andare alle urne con un sistema più proporzionale e quindi più “libero” potrebbe essere ancora più interessante per chi comanda il paese davvero e si sente rappresentato dal premier fiorentino. Paradosso: si andasse alle elezioni prima di fare la riforma elettorale si dovrebbe usare il Mattarellum, così battezzato dal nome del “trombato” presidenziale.

Insomma anche in tal caso il piano di Renzi parrebbe diabolico, a meno che… A meno di cataclismi alle elezioni per il nuovo Parlamento, possibili in ipotesi, stante che è mancata più della metà del corpo elettorale nelle ultime espressioni dello stesso ma alquanto difficili in Italia, dove si è vulcanici quanto gli altri popoli del mediterraneo, greci, spagnoli, persino francesi, ma non in politica. Forse il solo partito in Italia capace di spodestare, dall’anima dei più, un modus vivendi democristiano è quello della Mafia ma come potremmo istituzionalizzarlo e renderlo legittimo? No meglio continuare a farci le trattative. Altro che Mattarella e il sacrificio del fratello Piersanti.

Il nuovo Presidente verrà incoronato comunque fra cappotti e sciarpe in quanto parrebbe che questo febbraio anziché regalarci sprazzi di primavera, come negli ultimi anni, voglia ricordarci che può essere il più cruento dei mesi invernali.

Dopo una seconda ondata perturbata di impronta nordoccidentale che lascerà ancora all’asciutto le regioni settentrionali, accanendosi sull’appennino centromeridionale, dalla metà della prima settimana del nuovo mese la neve potrebbe fare la sua comparsa in Pianura Padana, con l’ingresso di correnti nordorientali. Lì nel frattempo si è venuto a creare un cuscinetto freddo piuttosto consistente e dunque lo scorrimento di sistemi nuvolosi porterebbe abbondante la dama bianca.

Il minimo di bassa pressione potrebbe collocarsi fra Liguria e Toscana ed in tal caso tutto il nord riceverebbe apporti nevosi anche importanti, comprese le zone alpine. Se scivolasse leggermente più a sud o rimanesse fra Tirreno e Sardegna le precipitazioni interesserebbero maggiormente le regioni centrali e sarebbero a carattere piovoso ma basso Piemonte, bassa Lombardia ed Emilia centro-occidentale in entrambe le configurazioni dovrebbero vedere la neve fra mercoledì e giovedì prossimo.

Il freddo pare inoltre destinato a permanere sino a che vi sarà una discesa di correnti artiche a causa dell’elevazione a nord dell’anticiclone delle Azzorre. E secondo taluni modelli ci potrebbe essere persino, verso metà mese, la retrogressione di un nucleo gelido continentale dall’Europa orientale, dando luogo ad un febbraio di stampo antico. Su questa evoluzione personalmente nutro qualche dubbio e credo invece che, dopo una prima metà mese fredda, possa riproporsi lo schema delle correnti atlantiche occidentali che gradatamente ci porterebbero fuori dal cuore dell’inverno. Ma sino al 15 davvero potrebbe accadere di fare i conti con la neve seria e non con le spruzzatine miste a pioggia che sinora hanno interessato le principali città del nord. Quanto al centro-sud che pure, da Natale in poi, ha già visto scampoli di inverno, continuerà a ricevere comunque tanta acqua, specie sulle aree tirreniche e sulle montagne. Più asciutte e miti le regioni joniche.

Comunque vada… Meteoarengo for President.

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