Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (articolo 67)
Suona strano doverlo ricordare al Partito Democratico, che si fa vanto di essere l’erede delle grandi tradizioni dei partiti popolari, ma che ormai non lesina strali contro i dissidenti bollati come traditori.
Suona bizzarro doverlo ricordare a un Partito Democratico che pervicacemente scimmiotta la democrazia americana, dove mai nessuno si sognerebbe di chiedere le dimissioni di un deputato o un senatore perché in dissenso dalla linea del partito, che quando diventa un comitato elettorale e nega di essere una comunità di condivisione ideologica perde la ragione stessa della “fedeltà di partito” come strumento di servizio per un ideale.
In una democrazia liberale la libertà sovrana di un parlamentare è la garanzia massima della libertà dei rappresentati e della Nazione intera: immaginare che chi vince le primarie non solo possa imporre i nomi senza passare dalle preferenze (vicenda sulla quale si è espresso il recente dissenso della minoranza PD), ma possa addirittura in maniera arrogante presumere di poter soggiogare la libertà di un parlamentare eletto attraverso la gogna mediatica è una infame vergogna, il segno di un’imbarazzante involuzione padronale, la cifra di una berlusconizzazione feroce del nostro modo di intendere la democrazia (al di là che l’Italicum neanche fosse nel programma del PD delle ultime elezioni).
Abbiamo già discusso di come l’Italicum conti di puntellare l’incompetenza del personale politico della Seconda Repubblica attraverso la trasformazione della libera Assemblea parlamentare in un Consiglio di Amministrazione eletto su liste bloccate proposte da chi ha vinto il televoto informale delle primarie: ciò che si può rimproverare alla minoranza del PD è di essersi piegata da anni a un modello democratico auto-privatosi delle necessarie robuste fondamenta che informavano la nostra Repubblica, non certo per il sussulto di dignità che ha contraddistinto l’ultimo inutile dissenso.
La Seconda Repubblica è nata per trasformare quell’aula sorda e grigia in un bivacco per i dirigenti Fininvest e ora per trasformarla in un’irriverente set per una politica che la nuova generazione, di maggioranza e di opposizione, intende giocare sul web disgregando i corpi intermedi, tassello fondamentale della nostra architettura sociale. Gotor non è Matteotti, Renzi e Berlusconi non sono Mussolini e il 2000 non sono gli anni Venti: tutti in piedi sul divano, va in onda la farsa 2.0