Le due anime del Web
“Sylicon Valley” si distende in un’ampia striscia della California a sud di San Francisco. In questa “Vallata”, che in effetti è un’estensione della Stanford University (Contea di Santa Clara), c’è la più alta concentrazione di aziende legate ai software e ai computer. E proprio qui si può individuare la culla di Internet, World Wide Web, la Grande Ragnatela Mondiale. L’ideazione e la gestione iniziale della “Ragnatela”, è da ricondurre, agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso, ad una ristretta comunità di scienziati e tecnologi operanti in alcune prestigiose università americane.
L’obiettivo assegnato a questo gruppo di scienziati era quello di creare una infrastruttura di comunicazione elettronica nell’ambito di un progetto dell’ARPA, una sezione del Ministero della Difesa degli USA, per gestire armi e soldati in caso di attacchi nucleari. All’inizio degli anni settanta nasce con scopi militari la rete ARPANET. Ma per circa tre decenni quella piccola comunità scientifica è vissuta in uno splendido isolamento, proprio per il suo carattere militare. La situazione cambiò bruscamente alla fine degli anni ottanta, quando l’obiettivo militare originario fu conseguito. A questo punto l’Agenzia militare (ARPA) uscì di scena e la piattaforma elettronica ARPANET, diventata nel 1983 INTERNET, venne invasa da una marea di nuovi soggetti portatori di valori e interessi diversi. Il primo progetto che ha consentito “l’accesso al Web libero per tutti” è stato elaborato, presso il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN), dallo scienziato inglese Tim Bernes-Lee nel marzo del 1989, sei mesi dopo la caduta del Muro di Berlino.
Inizialmente la Rete è stata frequentata dagli appassionati di nuove tecnologie, ma nel giro di pochi anni è diventata un “grande bazar”, un ambiente non omogeneo in cui trovano spazio, tra l’altro, news, posta elettronica, E-commerce, pornografia, gioco d’azzardo.
Come il telescopio di Galileo nel secolo XVII rese visibili corpi celesti sconosciuti, così oggi Internet permette di realizzare nuove e impensate forme di comunicazione interpersonali.
Il Web è un artefatto, un “medium” che consente la costruzione di un ambiente artificiale che espande l’esperienza umana. “Un immenso serbatoio di dati”, questa è forse la metafora più appropriata che si può accostare ad Internet, ma anche questa è un’analogia riduttiva perché il Web, nato come nuova tecnologia – sistema integrato di interconnessione – è diventato ben presto movimento sociale – Webismo – configurandosi così come evento culturale. Attraverso i blog (diari di rete) e i newsgroup (gruppi di discussione) si è creato uno spazio, un luogo di sovraesposizione individuale di massa.
Da finestra sul mondo, la Rete è diventata essa stessa “mondo”: territorio di produzione di relazioni sociali, condivisione di vissuti, costruzione di significati. I nuovi dispositivi elettronici creano amici immaginari ai quali confidare i segreti più intimi e delicati. “ Essere è essere percepiti”. (Berkeley). Così si può riassumere il motto dell’era elettronica.
Per coloro che “entrano” nella “Ragnatela” il cyberspazio non è vissuto come mondo “altro” quanto piuttosto come estensione immateriale del proprio spazio fisico, con in più la fascinazione peculiare del mondo virtuale.
Coloro che frequentano i Social Network (Facebook, MySpace, Twitter, etc.) non sono solo utenti, spettatori e destinatari passivi, ma sono protagonisti attivi. L’universo virtuale che si crea nel cyberspazio diventa il proprio mondo, sottratto all’interferenza delle istanze di controllo ed in cui vigono legami sociali fluidi, senza obblighi formali. Così si realizza anche una nuova idea di appartenenza.
L’introduzione di Internet ha apportato numerosi vantaggi nella vita delle persone, grazie ai risultati positivi a vari livelli: sociale, psicologico, educativo. Gli utenti hanno infatti la possibilità di incontrare altre persone, di reperire informazioni velocemente, di intrattenere relazioni, di conoscere altre culture, di ricercare e ricevere supporto emotivo, di prevenire l’insorgenza di pregiudizi razziali e culturali. Internet permette di allargare la cerchia dei contatti sociali riducendo il peso della prossimità fisica a favore della comunanza di interessi. Individui con identità socialmente svalutate possono essere aiutati ad accettare la loro situazione proprio perché possono partecipare a gruppi virtuali di persone che condividono lo stesso tratto stigmatizzato. Ma oltre a permettere lo scambio di informazioni tra milioni di persone in tutto il mondo, sono possibili applicazioni in molti campi scientifici, compreso quello, particolarmente interessante e promettente, della medicina.
Questi e tanti altri sono gli innumerevoli vantaggi offerti dalle nuove tecnologie. Ma accanto a questi aspetti positivi iniziano a manifestarsi situazioni problematiche.
Queste situazioni si posso suddividere in due categorie:
a) Problemi di carattere generale collegati all’architettura propria di Internet;
b) Problemi di natura più specifica legati alla sfera soggettiva degli internauti.
Per quanto riguarda la prima categoria di problemi c’è da osservare che l’uomo, per la prima volta nella storia dell’umanità, ha ideato un dispositivo che lo costringe ad adattarsi al suo modo di “pensare”. L’utilizzo del mezzo richiede un adattamento mentale al suo funzionamento, spingendo il soggetto ad adeguare le proprie funzioni cognitive al funzionamento della macchina. Inoltre l’informazione disponibile su Internet è così abbondante, così complessa da risultare pressoché ingestibile . Non è facile muoversi nella “Ragnatela”. La metafora del “navigare” dà l’idea della vastità del mare per cui occorre grande agilità e padronanza per muoversi in esso senza perdere la rotta o essere sommersi da ondate di byte. Il cyberspazio è caratterizzato da una profonda ambiguità perché si possono scambiare con gli altri solo parole, non sguardi, gesti, emozioni e sorrisi, come avviene nella comunicazione faccia-a-faccia. E’ vero ci sono i motori di ricerca che danno molteplici informazioni, ma sempre in modo disorganizzato, mescolato e sovrabbondante. Si possono ricevere montagne di dati e non saper cosa farne. L’abbondanza dei dati disponibili sul Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo nella “navigazione” e nell’utilizzo dei database.
Per quanto riguarda l’altra categoria di criticità, bisogna dire che l’enorme diffusione di Internet sta modificando le nostre abitudini e le modalità di intendere i processi di comunicazione e i parametri spazio-temporali. Inoltre l’incremento dell’accesso ha comportato l’emergere e il proliferare di disturbi del comportamento. L’uso eccessivo e abnorme rischia di compromettere l’equilibrio psicologico dell’individuo, danneggiando progressivamente l’adattamento lavorativo e socio-relazionale. L’internauta viene totalmente assorbito dall’esperienza virtuale. Si resta agganciato alla rete arrivando a sviluppare una vera e propria dipendenza che non è né un vizio né una malattia: la dipendenza (in inglese: addiction) è un processo che si innesca quando una persona sperimentando un comportamento o una relazione subisce una ristrutturazione del sé in seguito a questa esperienza. La dipendenza investe l’individuo prevalentemente su due livelli. Il primo è di natura comportamentale che si manifesta come bisogno di reiterare il comportamento censurato; L’altro ha una connotazione psicologica, nel senso che il soggetto è totalmente assorbito dall’oggetto della propria dipendenza, tanto che non riesce a farne a meno, trascurando le relazioni affettive e gli impegni di lavoro. Si determina così una situazione di sofferenza generale, estesa anche al suo contesto di appartenenza. Internet da una parte può essere uno strumento di comunicazione, di lavoro, di svago, di socializzazione, ma può anche configurarsi come un mondo parallelo alternativo a quello reale. Chi è affetto da questa forma di psicopatologia tende a percepire il mondo reale come un vero e proprio impedimento all’esercizio della propria onnipotenza, che sperimenta con immenso piacere nel mondo virtuale.
I sintomi più frequenti della dipendenza sono ansia, insonnia, depressione, alterazione del ritmo sonno-veglia, alterata percezione di se stessi, disturbi della personalità, riduzione della capacità di relazione, compromissione della sfera affettiva e lavorativa.
Queste situazioni problematiche generano nella sfera individuale di molte persone un impoverimento di esperienze dirette di confronto con la realtà, instaurando un processo che genera confusione tra “realtà virtuale” e “realtà concreta”. Compromettendo così la capacità di ragionare. Viene in mente il titolo profetico del pittore spagnolo Francisco Goya (1746-1828): “Il sonno della ragione genera i mostri”.
Esiste, infine, il rischio concreto che l’uso smodato dei social network porti al consolidamento di una società narcisistica, esibizionista e autoreferenziale.
“Cogito ergo sum” (Penso dunque sono), affermava Cartesio. Il rischio è che l’enunciato cartesiano si trasformi e diventi, per molti, <navigo dunque sono >.