L’alternativa costruttiva
Prepararsi all’obiettivo che tra 100 anni esista ancora una politica socialista e un partito con questo nome non è banale ma è possibile. Il socialismo è un’alternativa all’assetto di potere, in quanto per sua stessa ragione di vita nasce tra gli oppressi per rivolgersi a tutti e dispiegare nel mondo dell’economia e del lavoro ragioni che altrimenti rimangono escluse. E’ per sua stessa ragione fenomeno di cambiamento e, per i riformisti, di innovazione e costruzione e niente affatto di distruzione.
Oggi le priorità politiche dei socialisti sono sintetizzabili nei seguenti punti, che il Governo Renzi per inettitudine, cialtroneria o legittima scelta politica sta clamorosamente mancando:
- Governo dell’Europa. Il semestre europeo a Presidenza italiana ha preferito viversi i summit europei come un suk dove si battono all’asta punti di deficit/pil mentre ha mancato l’obiettivo di ingaggiare una seria e lungimirante battaglia politica per una riforma dei Trattati che ponga la domanda secca sulla quale possiamo alzare la testa e sfidare gli euro-scettici a un referendum continentale: volete voi un Governo europeo democraticamente eletto, che si occupi di relazionarsi con la Banca centrale, che si occupi di rendere trasparenti i Governi nazionali e di riformare le procedure seguendo agli esempi migliori, le cosiddette best practices?
- Governo dell’economia. Il monetarismo finanziario che nell’ultimo quarantennio ha dispiegato la sua forza impedendo agli Stati di stampare moneta (in Italia data al famoso divorzio di Ciampi e Andreatta) sta soffocando l’Europa, che invece di investire nell’economia reale paga interessi ai creditori. Le due cose sono in effetti compatibili, è sufficiente che il costituendo Governo europeo si occupi di riclassificare i bilanci e salvare il bambino reale dall’affogare nell’acqua sporca delle redditività degli asset finanziari, che in ultima istanza non hanno valore se l’economia reale si blocca. Un compromesso è dunque non solo possibile ma conveniente per entrambe le parti.
- Governo del pianeta. L’Occidente dei reami e degli Imperi ha colonizzato il pianeta, mentre quello democratico se n’è ritirato lasciandone la gestione a regimi corrotti e a bieche logiche di profitto: questo ben lungi dal rendere liberi i popoli li ha resi schiavi e sta fomentando le basi sociali al terrorismo anti-occidentale. Per un socialista internazionalista non è possibile ammettere che esistano sistemi di potere violenti e oppressivi, che tagliano le mani al secolo dei Lumi e sgozzano i giornalisti. Le basi di una società libera ove le persone si autodeterminano sono la stabilità (che si raggiunge con la detenzione legale del monopolio della violenza), che a sua volta consente di stabilire i diritti liberali personali e che infine, all’interno di un condiviso quadro costituzionale, possono condurre alla democrazia. Il tema riguarda tutti: la sfida dei populisti razzisti che vogliono abbattere e affogare i profughi, in una maniera vigliacca e indegna di una grande democrazia moderna, e che blaterano di investimenti “a casa loro” forse ignorando che quelle sono zone di guerra va sconfitta con un serio e determinato impegno alla radice dei problemi: è l’esercito lo strumento che serve a bonificare le zone dove l’oppressione dell’uomo sull’uomo impedisce gli investimenti e la creazione di benessere e sviluppo.
L’agenda è piuttosto chiara e impegnativa e per essere sviluppata richiede di uscire decisamente da un dibattito politico sterile, miope e markettaro. Richiede di avere coraggio e di essere convinti che la storia e la politica non ammettono ignoranza e i secoli giudicheranno i nostri atti al di là delle nostre più o meno belle intenzioni.
I socialisti uscirono dalle loro fabbriche sfidando i moschetti degli sbirri e dei padroni, oggi che sono al Governo e hanno i denti dovrebbero ricordarsi di quando i loro nonni non avevano il pane ma una incrollabile fede e un leonino coraggio nel mettere in gioco la propria vita per la prospettiva del mondo migliore che ci hanno lasciato in dono.