Habìa una vèz…
La favola del Chavismo è senza lieto fine, anzi, a dirla tutta di favola c’è ben poco.
Alla morte di Chavez nel marzo 2013 i dubbi sul futuro del Venezuela erano tanti, in particolare ci si interrogava sulla tenuta del regime passato nelle mani di Nicolas Maduro. La situazione è però degenerata in modo rapido facendo cadere il paese in un baratro privo di vie d’uscita (vedi “Venezuela nel caos. Dopo Chavez il fallimento di Maduro” di G. Cantelmi – Arengo n.107), palesando la fragilità delle fondamenta del Chavismo.
La protesta è esplosa a causa di una crisi sociale gravissima: violenza politica, corruzione, deterioramento del pluralismo informativo, mercato nero dei beni di prima necessità.
Il fallimento di Maduro e l’inesorabile declino della politica chavista sono segnati dai fallimenti in politica economica: il forte interventismo statale ha soffocato l’impresa favorendo una scarsa appetibilità per investitori stranieri. Sommando a ciò la morbosa dipendenza dell’industria dal petrolio, il risultato è stato un calo della produzione e degli investimenti nel settore petrolifero, e quindi: un calo dell’offerta di lavoro, una stagnazione del PIL che ha generato crisi con penuria di generi di prima necessità, criminalità fuori controllo, aumento della corruzione, inflazione e ipersvalutazione del Bolivar.
La protesta, nata nello Stato di Tachira, storica roccaforte anti-Chavez, si è diffusa in tutto il Paese. In discussione non c’è solo il Governo Maduro ma il modello di “stato chavista” ovvero quel modello che ha fatto troppo affidamento sul petrolio.
Maduro è in grave difficoltà, con il paese allo sbando; eppure il Sud America pare sostenerlo: tutti Paesi denunciano più o meno direttamente il tentativo di destabilizzazione. Bolivia, Nicaragua, Ecuador, El Salvador e Argentina temono il colpo di stato sotto la regìa di Stati Uniti e Colombia. Il Brasile, in forte imbarazzo, propone un compromesso tra le forze politiche. L’Uruguay, con il suo Presidente Josè Mujica, si propone come mediatore.
Oggi emerge postuma tutta la debolezza di Hugo Chavez che ha basato il proprio potere su culto della personalità, sfruttamento dei media, populismo, molta enfasi e poca sobrietà. In casi analoghi il carisma di Chavez si è rivelato fondamentale e la retorica antimperialista e anti-americana un efficace strumento di coesione… ma Maduro non è Chavez.