Venezuela nel caos, dopo Chavez il fallimento di Maduro
A quasi un anno dalla morte dell’ultimo caudillo, Hugo Chave, la Venezuela sembra caduta in un baratro senza via di uscita.
Sono almeno 17 persone morte nel dall’inizio delle proteste, il 4 febbraio scorso, contro il governo del presidente Nicolas Maduro.
Lo hanno reso noto in questi giorni le autorità giudiziarie, aggiungendo che altre 261 sono rimaste ferite nelle manifestazioni di piazza.
“Abbiamo registrato finora 17 morti e 261 feriti”, ha detto il procuratore generale del paese, Luisa Ortega Diaz, aggiungendo che sono state avviate 27 indagini su casi di presunte violazioni dei diritti umani.
Le proteste sono partite da San Cristòbal e sono arrivate fino a Caracas, diversi esponenti politci delle opposizioni sono finiti in carcere per alcune ore o giorni, fermati anche i reporter, episodi simbolo del fallimento della politica di Nicolas Maduro.
Lo scorso 18 febbraio il leader dell’opposizione venezuelana, Leopoldo López, si è consegnato spotntaneamente alla polizia del Venezuela e insieme a lui la deputata di opposizione María Corina Machado
Il clou delle proteste c’è stato il 19 febbraio quando Maduro ha annunciato la militarizzazione dello stato di Tachira, da dove sono partite le proteste.
Scene di guerriglia urbana tra i cittadini venezuelano e la polizia locale e la Guardia Nazionale, per molti cittadini è difficile anche lasciare il Paese.
Maduro non ha il carisma di Chavez e al momento le proteste che si registrano in Venezuela non hanno ancora un ampio spazio sui media per la concomitanza con i fatti di Kiev.
Presto però se le proteste non rientreranno, cosa molto difficile, la comunità internazionale non potrà sottovalutare ciò che sta accadendo in Venezuela.
Proteste nate inanzitutto per una campagna politica ed economica assolutamente illeberale e antidemocratica.
Lo scorso novembre il parlamento ha conferito poteri straordinari a Maduro affinchè potesse governare per decreto per circa un anno, se si considera che Maduro non ha il carisma di Chavez e dunque la retorica antiamericana e antimperialista ha perso tutta la sua efficacia.
Il Venezuela e Caracas in generale è diventato uno dei posti più violenti al mondo. A Caracas si muore più che a Baghdad perchè secondo l’Osservatorio Nacional de Violencia nell’ultimo anni in Venezuela ci sono stati 79 omicidi ogni 100mila abitanti.
Chavez è stato uno dei leader che più si è avvalso dei mezzi di comunicazione, Maduro invece ha inasprito i rapporti con la stampa locale ed estera senza avere l’oratoria del compianto caudillo.
Alfredo Meza, giornalista di El País ed esperto di cose venezuelane, le scorse settimane commentava così le decisioni di militarizzare di Maduro: “Una dichiarazione di questo tipo non era mai stata fatta nei 15 anni di governo Chávez. Nemmeno nei momenti peggiori della storia di questo Paese”.
In questo scenario è tuttavia difficile immaginare una immediata caduta di Maduro che gode ancora del consenso della popolazione più povera del Paese, per quanto tutto ciò potrà durare è difficile prevederlo.