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Scritto da nel Numero 107 - 1 Marzo 2014, Politica | 1 commento

Apologia di Ignazio Marino

Apologia di Ignazio Marino

A 2767 anni dalla fondazione, Roma è sull’orlo del collasso. La città che per secoli ha cullato il progresso della civiltà occidentale si è ritrovata a un passo dal fallimento. Le gestioni dissennate del passato, in particolare quella del sindaco dalla croce celtica al collo, hanno creato situazioni di crisi in ogni settore e in tutte le aziende controllate. E poi, l’incompetenza. In una spirale di peggioramento delle condizioni dell’Urbe, la mala gestione ha abbassato la qualità della vita e allontana il flusso turistico: i visitatori devono aggirarsi fra strade sporche, traffico impazzito, assenza di collegamenti veloci e talvolta anche di un servizio pubblico di livello decente. Duecento anni fa un illustre turista, Johann Wolfgang von Goethe, scrisse che “Roma è la capitale del mondo. In questo luogo si riallaccia l’intera storia del pianeta, e io conto di essere nato una seconda volta, d’essere davvero risorto, il giorno in cui vi ho messo piede. Le sue bellezze mi hanno sollevato poco a poco fino alla loro altezza”. A cosa si riferiva? Al fatto che Roma dispone di una concentrazione di opere architettoniche e artistiche largamente superiore rispetto a qualsiasi altra città del mondo. I monumenti di Roma antica e le aree archeologiche in pieno centro, le millenarie architetture religiose, quelle paleocristiane, quelle medioevali, rinascimentali, barocche; le ville, i parchi, i castelli, gli edifici antichi che custodiscono straordinarie collezioni d’arte; perfino le sistemazioni urbanistiche d’autore: una su tutte, cuore di Roma, quella piazza del Campidoglio progettata da Michelangelo su cui affaccia il Palazzo Senatorio, oggi sede del Comune di Roma Capitale.

Mi piace l’idea di rappresentare tanta bellezza portando il lettore in giro per la città proprio fino all’ufficio del sindaco, Ignazio Marino, il quale si trova di fronte a una situazione che ha dell’inverosimile. Ho sentito dire e ho letto una quantità di dichiarazioni ignoranti dello stato in cui versa la città. Roma non sta ancora cambiando, è vero; c’era grande aspettativa nei confronti di Marino, è vero; ma si può dare a lui la colpa? Pochi mesi fa il Comune ha chiesto una norma che consentisse di tappare un buco di bilancio di 800 – leggasi ottocento, già – milioni di euro. Chi l’ha creato? Forse l’attuale giunta, da giugno a dicembre? Il sindaco ha puntato sul fatto che Roma deve vedersi restituito il denaro dei suoi cittadini, quasi 500 milioni che erano usciti dalla gestione ordinaria e che servono a mandare avanti la città. Tutto ciò che è seguito è bagarre politica, con tentativi di infilare nel decreto impegni di spesa che nulla avevano a che vedere con Roma; tanto da spingere il presidente della Repubblica a chiedere la riformulazione del documento. Ma anche questa volta il tutto è stato affossato per l’ostruzionismo della destra romana, della Lega Nord e dei pentastellati, che hanno così a cuore la sorte dei cittadini da preferire alla soluzione dei problemi della città una grana in più per il nuovo governo. Ora, Palazzo Chigi pare essere in grado di garantire un terzo decreto legislativo in cui quei soldi vengono restituiti al Campidoglio. Ci saranno altre sorprese? Il Comune potrà effettivamente lavorare su provvedimenti innovativi con la tranquillità di poter saldare gli emolumenti e acquistare il gasolio per gli autobus?

Uno dei problemi più gravi di Roma sta proprio lì. L’unica città al mondo che nel territorio comunale ospita l’enclave di uno stato indipendente, oltre alle sedi di tutte le istituzioni politiche nazionali, non ne può più dello stato della sua mobilità. I romani sono allo stremo e la politica si disinteressa della loro situazione. Attraversare la Capitale può voler dire mettere in conto due ore di spostamento, sia che ci si muova con i mezzi pubblici sia che si usi un mezzo proprio; ma non vengono forniti strumenti di cambiamento. Come può la giunta comunale spingere per il completamento della linea C della metropolitana o per la realizzazione della D, e come può lavorare al riassetto del piano di trasporto pubblico, se ogni baronetto d’azienda fa il bello e il brutto tempo? Come si può pensare di realizzare le piste ciclabili e di riattare le pavimentazioni dei marciapiedi, di asfaltare con criterio, di punire i parcheggi selvaggi, di evitare i furti, gli scippi, i soprusi e le vessazioni quotidiane se dappertutto si alzano cori di piccoli e grandi “imprenditori” che si vedono sottrarre il loro piccolo o grande guadagno, lecito o illecito che sia? Ci deve star bene tutto? Grandi costruttori senza scrupoli e dipendenti rubastipendi, parcheggiatori abusivi o violenti urbani, spietati lobbisti e portaborse raccomandati: quali le differenze? Di certo ci sono due importanti punti in comune: tutti loro affollano e rovinano Roma, e tutti loro sono nemici del popolo.

I romani vivono in una città che è oggi lo specchio del paese. Una città grande e importante, ma bloccata su sé stessa; una città meravigliosa e maltrattata, e ricca di potenzialità inespresse; una città in grado di barcamenarsi ma non di spiccare un balzo verso una più alta qualità della vita; una città piena di egoismo, dove a pochi interessa essere i protagonisti del cambiamento. E se non si può pensare che il cambiamento venga dall’alto, cominciamo noi invece di vivere in una lamentela continua e menefreghista; giacché, per citare Marco Aurelio, l’uomo ragionevole ripone il suo bene nelle sue azioni. Sono sufficienti comportamenti semplici: evitare quanto più possibile l’uso di mezzi a motore privati, effettuare rigorosamente la raccolta differenziata e trattare le strade come i pavimenti di casa propria, proteggere le persone deboli e solidarizzare con quelle in difficoltà, difendere gli spazi sociali e contribuire a crearne di nuovi (vedi la biblioteca popolare Moby Dick a Garbatella).

Io continuo a credere che queste siano le sfide primarie, e continuo a credere che così sia anche per il sindaco di Roma. Che va sostenuto, non ostacolato. E a cui non vanno date colpe che non può avere. Diamogli tempo, e staremo a vedere.

1 Commento

  1. Bene ragazzo w Marino w il PD

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