Un viandante dello spazio
Non sarà quella che indicò ai Re Magi la via per Betlemme, ma la cometa Ison ha comunque scelto un periodo particolarmente suggestivo per fare la sua apparizione. Sperando che non si sia squagliato il 28 novembre durante il suo passaggio ravvicinato nei pressi del Sole, il corpo celeste dovrebbe transitare il 26 dicembre a sessanta milioni di chilometri dalla Terra. Il nome della cometa non è molto accattivante, Ison è l’acronimo di International Scientific Optical Network, la rete di telescopi cui si deve la sua scoperta, ma sono ben altri i motivi che hanno reso famoso questo corpo celeste. Quanto Ison sarà visibile nel cielo è ancora oggetto di discussione fra gli astronomi. L’ auspicio è che la reazione allo stress termico cui viene sottoposta la cometa nel suo passaggio vicino al Sole, non sia lo scioglimento, ma la creazione di una lunga coda, così luminosa da rendere il corpo celeste visibile anche di giorno. Se Ison si comporterà bene, dal prossimo 26 dicembre e fino a gennaio inoltrato potremmo ammirare nel cielo uno spettacolo senza precedenti. La cometa, scoperta nel settembre dello scorso anno da due astronomi russi, proviene, come tutte le sue sorelle, dalla Nube di Oort, una sfera colossale delle dimensioni di un anno luce, 9.000 miliardi di chilometri, che avvolge il sistema solare e ha per centro la nostra stella.
Questa regione dello spazio, conosciuta con il nome dell’astronomo olandese che ne mise in luce l’ esistenza nel 1950, è popolata da una moltitudine di comete che orbitano attorno al Sole. Secondo stime condivise il loro numero dovrebbe aggirarsi sui mille miliardi. Di questi oggetti celesti in duemila anni di storia umana ne sono stati osservati seicentocinquanta. Ison, come tutte le altre comete, è un frammento ghiacciato della nebulosa planetaria che condensandosi circa cinque miliardi di anni fa diede origine al sistema solare. Il grande interesse degli astronomi per questi corpi celesti nasce proprio dal loro contenuto di molecole primordiali. Se la composizione delle comete è abbastanza chiara, più difficile è stabilire la loro origine. Sembra certo che non si siano formate nella nube di Oort, dove risiedono ora, perché la materia è troppo diluita per potersi condensare. Alcuni astronomi ritengono che le comete abbiano origine nella zona dei pianeti giganti, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. I quattro colossi con la loro rotazione intorno al Sole, si comportano come delle colossali fionde che scagliano le malcapitate comete verso le regioni più esterne del sistema solare, nella nube di Oort. Veri e propri viandanti del cosmo, questi corpi celesti affrontano un viaggio travagliato e denso di incognite. A volte nel corso della loro orbita si allontanano dal Sole, fino ad avvicinarsi alle stelle più vicine. L’ influenza di questi astri può spingerle nello spazio interstellare, facendole abbandonare per sempre il nostro sistema solare, o rispedirle all’ interno della nube di Oort, verso il Sole. Oltre a quello di perdersi nello spazio, una cometa può correre il rischio di suicidarsi schiantandosi su un pianeta o avvicinandosi troppo alla nostra stella, un destino che speriamo non sia toccato ad Ison. Qualunque sia la sua sorte, l’ essere apparsa nell’ età dei lumi ha evitato a Ison di venire considerata un agente del demonio, come accadde alla cometa di Halley nel XV° secolo.