Ragionevoli dubbi su una rinascita della politica in Italia
La formazione del gruppo “Nuovo Centrodestra” e la decadenza di Berlusconi aprono scenari nuovi al governo Letta. Che finalmente potrebbe non considerare più come stella polare il programma che il Popolo della Libertà ha sbandierato durante l’ultima campagna elettorale. L’esecutivo benedetto dal presidente Napolitano ha ora la concreta possibilità di adempiere alle funzioni per le quali è nato: adottare le riforme istituzionali necessarie per dare ossigeno alla nostra democrazia, soffocata dall’immobilismo di partiti e società civile.
Per l’ennesima volta si palesa dunque l’opportunità di una rinascita per il Paese. Almeno dal punto di vista politico, visto che tutte le formazioni presenti in parlamento (ed anche fuori) sono in subbuglio e, apparentemente, vogliose di un pronto riscatto.
Il tentativo di effettivo superamento della Prima Repubblica è avvenuto più volte nella storia recente del Bel Paese. La grande svolta sarebbe potuta accadere all’indomani di tangentopoli: con la prime elezioni vinte dalla sinistra in Italia, evento poi non accaduto, o con la discesa in campo dello stesso Berlusconi, in cui in tanti avevano creduto. Il ribaltone e i decenni successivi chiariranno come la rivoluzione liberale altro non era che uno slogan, per non dire una bufala, e le ampie maggioranze che nelle varie legislature il centrodestra ha avuto non hanno certamente prodotto la seppur minima svolta politica nel Paese.
Poteva far rinascere politicamente questo Paese il centrosinistra nel 1996, approfittando del raggiunto obiettivo dell’ingresso dell’Italia nell’area euro. Ma il centrosinistra prima si è fatto gabbare dal patto della crostata (evidentemente avvelenata) conclusosi con il fallimento della bicamerale per le riforme istituzionali. Poi si è logorato e diviso al proprio interno, regalando a Berlusconi la sopravvivenza politica omettendo di approvare una banale legge sul conflitto d’interesse.
L’ultima grande occasione di rinascita è scivolata via con le elezioni di inizio anno. Bersani è riuscito nel capolavoro di perderle; posto che si è appreso in via definitiva che l’Italia è un Paese di destra.
Guai a pensare che questa rinascita politica abbia poi così tante chance di realizzarsi. Diversi fattori remano contro il rinnovamento. Primo fra tutti deputati e senatori seduti in parlamento timorosi, con l’eclettica e controversa eccezione dei grillini ma per certi versi anche di Sinistra ecologia e libertà, di dare corpo ad un radicale cambiamento.
Difficile che si possa realizzare un’auspicabile formazione di centrodestra in stile europeo. Un grande partito popolare che includa l’attuale Scelta civica, le colombe dell’ex Pdl e Fratelli d’Italia. Isolando la rinata Forza Italia, che può divenire finanche pericolosa con un leader pregiudicato ed espulso dal parlamento, perciò paradossalmente libero di esprimere la sua vena populistica senza limiti, potendo contare su un’abbondante stuolo di fedeli servitori pronti a tutto dentro e fuori le istituzioni. Peraltro, non è da escludere neppure la possibilità che la divisione a destra sia solo un teatrino per un’ipotetica coalizione vincente che raccolga, con codesta composizione, più consensi del Pdl unito. Poiché il Nuovo centrodestra individuerebbe il voto dei moderati inclusi quelli che avevano abbandonato gli azzurri proprio perché stufi di Berlusconi; mentre Forza Italia garantirebbe un’opzione di voti ai berluscones nudi e crudi, che rappresentano ancora inspiegabilmente una buona fetta dell’elettorato (c’è chi ipotizza persino un 20%).
Dall’altra parte Renzi si avvia verso la vittoria delle primarie. Certo, non prima di aver in qualche modo favorito consistenti fratture all’interno del Partito democratico. Si potrebbe riflettere sul fatto che i grandi cambiamenti generano sempre grandi subbugli. Però occorrerebbe che qualcuno ricordi al rottamatore la rincorsa a salire sul suo carro del vincitore da parte della vecchia nomenclatura. In Calabria, ad esempio, tutta la passata fallimentare classe dirigente di sinistra ora si è schierata con Renzi, a neanche un anno dalle ultime primarie in cui gli stessi dinosauri di partito hanno detto peste e corna del sindaco di Firenze mentre portavano in trionfo Bersani con una maggioranza bulgara.
Enrico Letta si dice pronto ad una politica d’attacco una volta ottenuta la fiducia alle Camere dopo il Congresso del Pd. Tuttavia, come abbiamo visto, ragionevoli dubbi s’insinuano sull’effettiva portata della svolta politica in Italia, che abbisogna per concretizzarsi di un deciso cambiamento del sistema politico. E viceversa. La tanto attesa rinascita potrebbe essere rinviata ancora, con il rischio altissimo di ritrovarsi a galleggiare nella melmosa fase di transizione iniziata dopo la Prima Repubblica. Poiché, è bene ribadirlo, tecnicamente, per la scienza politica, una Seconda Repubblica in Italia non c’è mai stata.
Il sistema politico italiano ha un’altra grande occasione per rigenerarsi. In primo luogo con l’approvazione, nel corso di questa legislatura e con questo esecutivo, di una serie di riforme istituzionali che consentano di rendere più trasparente ed efficiente la macchina governativa. Fra queste, un sistema elettorale che responsabilizzi cittadino ed eletti. In questa ottica, il maggioritario in collegi uninominali potrebbe rappresentare la soluzione più idonea.
++++
Nel frattempo, un’altra intensa perturbazione si abbatte sulla fascia ionica della penisola. Sulle spiagge vi sono ancora detriti e rifiuti vari della mareggiata di quindici giorni fa. Le amministrazioni comunali non hanno avuto sufficiente denaro o interesse per portarli via. Dopo la tragedia in Sardegna, l’allerta meteo è stata tempestiva, quasi allarmante. La preoccupazione è dettata dalla consapevolezza che fiumi, torrenti e fiumare sono trascurate e maltrattate dall’uomo e che il territorio è costellato da una cementificazione selvaggia e da infrastrutture pubbliche (strade, piazze) scadenti. La rinascita della politica in Italia, quando e se si concretizzerà, dovrà occuparsi in maniera prioritaria del recupero di un rispettoso rapporto con il nostro territorio.