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Scritto da nel Internazionale, Numero 103 - 1 Ottobre 2013 | 0 commenti

L’e​state europea di Bulgaria e Croazia

L’e​state europea di Bulgaria e Croazia

Un’estate difficile per la Bulgaria: manifestazioni di piazza quotidiane hanno  coinvolto decine di migliaia di bulgari contro il Governo e contro la  crisi, senza però stimolare un serio dibattito a livello europeo e avere un sufficiente risalto nei mezzi di comunicazione.

Alta disoccupazione, criminalità organizzata, corruzione della politica e un drastico taglio dei servizi pubblici sono i motivi che hanno indotto la popolazione a riversarsi per le strade e a protestare contro il governo tecnico del socialista Oresharski, sostenuto da Partito Socialista  Bulgaro, minoranza turca e Movimento Diritti e Libertà.

Quello di Oresharski doveva essere un governo  per il rilancio del paese ma si è rivelato essere, in linea con il precedente governo conservatore  dimessosi in inverno per le proteste, un fervente sostenitore di  politiche austere e rigore economico che ha ulteriormente depresso la  popolazione. Così come in altri stati europei, in questo momento di  crisi la Maggioranza parlamentare è frutto di un compromesso “per il  bene del paese”: primo partito uscito dalle urne è stato quello dei  Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria, guidato dal premier  dimissionario  Borisov; superfluo dire che un suo nuovo mandato sarebbe  risultato inappropriato. Il compromesso ha quindi portato a un poco  solido ma presentabile  governo tecnico di ispirazione socialista.

La tenacia dei manifestanti nel protestare è stata significativa poichè  pacifica e allo stesso tempo dura, agguerrita e martellante: la  corruzione politica ha lacerato la democrazia, non trascurabile è stato  il numero di diserzioni dalle urne alle ultime elezioni di primavera, e  la protesta è stata spontanea e di parvenza vera e genuina (con  occasionali fisiologici eccessi violenti).

Il casus belli che ha portato la popolazione in piazza a chiedere le  dimissioni del Governo e nuove elezioni è stata la nomina del magnate  Peevski, già coinvolto in casi corruzione, a capo dei servizi di  sicurezza del paese. Alle prime forti proteste è seguito il ritiro di  tale nomina e pubbliche scuse.

Un’estate di cambiamento per la Croazia: il primo luglio il paese è entrato a far parte dell’Unione come ventottesimo stato, dopo un percorso lungo e  tortuoso iniziato formalmente nel febbraio 2003.

Recessione, nazionalismo e disoccupazione sono i motivi che hanno mitigato  l’occasione di festa ma le opportunità europee che si aprono sono  molteplici, tanto più in una situazione di difficile crisi. Investimenti in agricoltura, energie rinnovabili, un consolidamento del turismo  possono rilanciare il paese. Fondamentale è poi il ruolo della Croazia  nel trascinare senza indugi verso l’Unione i paesi dell’area balcanica

Per Bulgaria e Croazia l’interlocutore è oggi  l’Europa: l’Unione delle  regole e dei regolamenti, del rigore economico e dei controlli; ma anche l’Unione delle diversità e dell’integrazione, della democrazia e del  rispetto dei diritti, degli investimenti e dello sviluppo. L’Europa  tanto odiata quanto amata.

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