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Scritto da nel Numero 102 - 1 Agosto 2013, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

VIAGGIARE. Come e perché.

VIAGGIARE. Come e perché.

L’essere umano per migliaia di anni non è stato un individuo stanziale, ma un nomade che, seguendo il suo istinto migratorio, si è mosso dietro la mandrie o a caccia del cibo per sopravvivere  Il bisogno di girovagare è un istinto ereditato dai nostri progenitori che si perpetua in forme diverse riconducibili sempre ad un  impulso primordiale. Basta pensare al dondolio che accompagna la ninna nanna  che calma i neonati, molto simile al movimento del camminare.

L’essere umano, viaggiando, vuole soddisfare i bisogni profondi che sono quelli dell’avventura, del gioco, del cambiamento, della curiosità e della conoscenza, dell’incontro con  gli altri, ma anche il desiderio di stabilire un contatto con le vestigie e le tracce di coloro che ci hanno preceduto e di fruire la bellezza delle opere tramandate. Il  viaggiare, inoltre, richiama anche i riti di iniziazione delle società primitive perché esso  implica sempre un passaggio, segreto o palese, dalla   propria comunità ad un’altra comunità più allargata e più dinamica che si apre ad orizzonti nuovi.  In ogni caso il  viaggio è sempre associato all’avventura che porta con sé l’imprevisto,  la sorpresa, l’incontro.

Qualcuno ha detto che “I nostri pensieri nel chiuso di una stanza diventano pollame: non si librano più in volo”. Per questo  il viaggio è anche un gioco che ci fa entrare nella vita degli altri e ci aiuta ad entrare meglio anche nella nostra vita. Viaggiare è quindi metafora della vita, esperienza esaltante umana e culturale perché diventa  appunto vita vissuta. La vita ha bisogno di conoscere e la cultura   ha bisogno della vita. Viaggiare in definitiva è anche diaspora, migrazione, turismo, pellegrinaggio: forme tutte riconducibili all’istinto migratorio ancestrale. Purtroppo nelle società consumistiche e postmoderne si fanno spesso  spostamenti, ma non si realizzano viaggi autentici. Così quel bisogno ancestrale  viene intessuto  nell’ordito delle regole consumistiche della società contemporanea.

L’industria turistica intercetta quei bisogni  profondi dell’uomo e dà risposte diluite nei pacchetti <tutto incluso>. Questo fenomeno  prende corpo  nelle città in cui, con le ferie degli stabilimenti industriali, mezza popolazione si riversa sui monti e al mare  e le vacanze vengono organizzate dai  “tour operator” che, con scelte collettive e  livellate,  scaricano i gitanti nei ristoranti in cui si trovano tavoli già pronti, con  menù a prezzo fisso, mentre la radio gracida a volume assordante e i ragazzi si isolano   smaniosi con l’ Ipad. Prevalgono così  mode e atteggiamenti che fanno scolorire e scomparire le esperienze culturali e le avventure, proprie del viaggiare. Spesso gli spostamenti si trasformano in comportamenti compulsivi e  maniacali  volti alla  ricerca affannosa dei gadget e souvenir che, al ritorno a casa,  diventano ricordi sbiaditi di luoghi meravigliosi. Per concludere occorre dire che la letteratura antica e moderna ha immortalato personaggi-simbolo del viaggiare:

• Ulisse. Protagonista dell’Odissea di Omero che viaggia a lungo per mare e per terra. L’eroe omerico  è simbolo dell’uomo che non riesce a fermarsi perché animato da irrefrenabile ansia di conoscere. Quello di Ulisse è un viaggio di ritorno che si propone il raggiungimento di uno scopo.

• Don Chisciotte. Il cavaliere errante senza meta di Miguel de Cervantes, che viaggia alla ricerca   della libertà, andando   incontro ad  avventure oltre il limite della fantasia e del sogno. Don Chisciotte è il personaggio simbolico e  parodistico, vanamente eroico e combattivo che, al di là della parodia del romanzo cavalleresco, è sempre alla ricerca di nuove fantasiose esperienze.

Ulisse e Don Chisciotte simboleggiano l’irrequietezza dell’essere umano, sempre alla ricerca  di ciò che gli manca. Perché  l’uomo è ciò che è  ma è anche ciò che ancora non ha.

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