Nati dallo stesso cielo
Figli delle stelle non è solo il titolo di una famosa canzone di Alan Sorrenti. Margherita Hack, la grande astrofisica recentemente scomparsa, ne aveva fatto un leitmotiv nel corso della sua attività di divulgatrice scientifica.
Paladina del libero pensiero e dotata della qualità, non molto diffusa fra gli scienziati, di riuscire a esporre concetti complessi con parole semplici alla portata di tutti, l’ astronoma toscana definiva spesso con il poco accademico, ma familiare, termine di zuppa lo stato dell’ universo nei primi istanti della sua formazione.
Da questo pietanza popolare ha finito per nascere, con un cammino che dura da quasi quindici miliardi di anni, tutta la materia conosciuta e quella che ancora non riusciamo a vedere.
In questo lunghissimo percorso le stelle hanno giocato un ruolo fondamentale per la nostra venuta, diffondendo nel cosmo gli ingredienti della zuppa necessari alla vita.
Non tutte però. Per riuscire a scagliare lontano nello spazio gli elementi generati nel proprio nucleo, bisogna essere degli astri speciali, un po’ super. Supernove appunto, stelle con una massa almeno una decina di volte superiore a quella del sole che pagano il prezzo della loro grandezza con una vita piuttosto breve, in termini cosmici, e una fine tanto violenta quanto spettacolare.
Alle supernove dobbiamo essere riconoscenti, ma nel firmamento brillano tanti altri tipi di stelle. A questa varietà Margherita Hack ha dedicato un simpatico passaggio, emblematico di come sia possibile diffondere in modo intelligente la cultura scientifica.
“ Ricordate Guerre Stellari, dove al bar intergalattico si potevano incontrare alieni e robot dagli aspetti più strani e diversi, dal nano rotondeggiante allo spilungone filiforme, dal robot a rotelle a una specie di mostruoso e gigantesco ragno? Ecco, se potessimo raccogliere in una mostra di un immaginario museo tutti i tipi di stelle, giovani e vecchie, neonate o morenti, sole o a coppie, troveremmo una varietà ancora maggiore.”
Un altro stimolo ad alzare ogni tanto gli occhi, e la mente, verso il cielo viene da queste parole della grande scienziata
“ Noi siamo abituati a considerare il sole e le stelle come eterne; le stesse costellazioni che brillano nel nostro cielo sono state cantate da Saffo; i moti dei pianeti e le eclissi di sole e di luna che oggi sappiamo essere fenomeni normali, hanno spaventato e incuriosito gli uomini delle caverne. Eppure anche i corpi celesti hanno una loro vita; alcune stelle nascono e muoiono nel giro di pochi milioni di anni, come la brillante e azzurra Rigel, altre seguiteranno a brillare per molte decine di miliardi di anni e saranno ancora praticamente immutate quando la specie umana sarà forse scomparsa da tempo.”
Gli scritti di Margherita Hack sono tratti dal volume L’universo alle soglie del duemila, BUR.