Dalla “grande contrazione” alla “questione famiglia”
Nonostante il tentativo di “spiare” le cose buone, anche con il rischio di sopravvalutarle, l’intervento annuale del Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco – “si è innescato un circolo vizioso” – in occasione delle sue Considerazioni Finali – e l’uscita del Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – “Italia sull’orlo del baratro” – non tranquillizzano lo status psicologico attuale e le aspettative sul futuro.
Il succedersi di due recessioni (2008-2009 e 2011-2013) nell’arco di pochi anni ha causato un deterioramento della condizione economica e finanziaria delle famiglie italiane senza precedenti, specie su quelli che da sempre sono considerati i punti di forza della famiglia media: la casa e il risparmio.
La dinamica del reddito disponibile (-4,8% nel 2012) risulta addirittura peggiore di quella dei consumi (-4,3% nel 2012). La propensione al risparmio delle famiglie, storicamente elevata nel contesto italiano a confronto con le altre economie, ha sperimentato un progressivo ridimensionamento (dal 12,6% del 2007 all’8,2% nel 2012). Nell’ultimo anno ben 2,0 milioni di famiglie italiane sono “splafonate” nella categoria delle 8,6 milioni “illiquide” (non risparmiano, possiedono un’abitazione, non detengono strumenti finanziari) e 1,0 milione di famiglie in quella dei 2,5 milioni “equilibriste” (non risparmiano, non possiedono un’abitazione, non detengono strumenti finanziari). Il profilarsi di una situazione di forte incertezza, specie sul fronte occupazionale, spingerebbe le famiglie italiane ad un desiderio di maggiore liquidità e, dunque, di ripristino di un’adeguata quota di risparmio precauzionale che consentirebbe di “blindare” l’intero nucleo familiare di fronte alle eventuali avversità future. Tale consapevolezza, però, fatica a trasformarsi in comportamento effettivo di risparmio sia perché lo scivolamento delle famiglie in uno stato di difficoltà reddituale non consente più una reale capacità di risparmio, anzi induce spesso al ricorso del “tesoretto” di famiglia per far fronte all’ordinarietà, sia perché la difficoltà ad “educarsi” a stili di vita più sobri unitamente al restringimento del reddito disponibile non lascia più spazio all’accantonamento di risparmi.
In questo quadro non si intravvedono ancora reali traiettorie di ripristino del profilo finanziario delle famiglie, che da 11 anni vede una progressiva erosione della capacità di risparmio e da 9 anni una preoccupante erosione della ricchezza. Certamente i 9 mila miliardi di ricchezza privata presente in Italia, ancorché troppo immobilizzata e poco in circolo, può essere considerato un fattore di tenuta, ma non tranquillizza la sua concentrazione, secondo cui la metà delle famiglie italiane detiene il 90% della ricchezza e l’altra metà il 10%.
Anche per l’Italia si pone una “questione famiglia” che, sempre più sfibrata, rischia di non farcela. Sostenere la famiglia nelle sue diverse condizioni e nei suoi diversi posizionamenti significa allora sostenere una società e un territorio.