Presentazione di Danilo Recevic
Danilo Recevic nasce a Belgrado nel 1981; subisce la guerra nei primi anni della sua vita ma porta avanti gli studi dal 1995 iscrivendosi alla scuola superiore di Belgrado, proseguendo fino alla laurea di primo livello all’Accademia di Belle arti di Bologna per poi incominciare la specializzazione in Illustrazione per l’editoria ancora in corso. Conosciamo meglio Danilo con qualche domanda in più su di lui e la sua arte.
Danilo oltre a quello che ho detto di te vuoi raccontarci qualcosa di più della tua storia personale?
Sì, vorrei aggiungere il motivo per cui sono venuto in Italia cioè la mia intenzione di vedere il mondo del passato, di avere una prospettiva storica-antica del bello. Volevo riempire gli occhi e la mente delle bellezze eterne che sono in Italia, insomma sono uscito dalla Serbia per vedere le cose da un altro punto di vista, una cosa simile alla stereografia: ti servono due occhi per vedere la profondità.
Che interessi hai oltre l’arte? So che ami la bicicletta!?
Sì, faccio molti chilometri, ma mi piace anche girare a piedi per i boschi o i centri storici, trovo che abbiano un fascino particolare. Poi naturalmente leggere, soprattutto fumetti e fiabe.
Dimmi qualcosa della tua arte, cosa ti piace fare?
Mi piace usare tecniche diverse come chine, acquerelli, tempere, fusaggine ed acrilico. Seguo il mondo dell’arte ma con una prospettiva molto personale, mi spiego meglio: apprezzo molto gli artisti classici europei, in particolare Rembrandt ma traggo grande ispirazione dai lavori di Katsushika Hokusai (pittore e incisore giapponese del XIIX secolo n.d.r) e dalle immagini dei film di Akira Kurasawa. Inoltre Apprezzo molto l’illustratore Fabian Negrin di cui ho seguito un workshop nel 2011.
Hai artisti di riferimento?
Quando penso ad un “grande” penso ad Harold Foster, un fumettista Statunitense, oppure a Roberto Raviola, in arte Magnus, e Julio Ribera. anche loro artisti delle strisce.
Mi sembra chiaro, a giudicare da queste poche cose che ci hai detto, che ti piace disegnare fumetti. Ti faccio una domanda di rito nelle nostre interviste!Formale o Informale?
Sono assolutamente per il formale, mi piace copiare il mondo per poi dargli qualche “svoltino personale”.
L’opera che ti rappresenta di più, se c’è.
Nessuna mi rappresenta come lo vorrei.
Cosa vuoi cercare di trasmettere con le tue opere?
Realtà. E’ già di per se un mondo pieno di misteri.
C’è un significato iconografico? Se si quale?
Si penso che il modo di rappresentare la realtà influisca drasticamente sul significato dell’opera. Spesso i simboli e le immagini che disegno traggono ispirazione da fiabe o sogni, non saprei come disegnare senza usare simboli, sarebbe come scrivere senza lettere.
L’arte deve contenere un messaggio o può essere pura rappresentazione?
Non penso che esista la pura rappresentazione se si parte dalla percezione. Ciò che osserviamo è sempre filtrato dal nostro personale modo di vedere le cose.
Cosa ne pensi dell’arte contemporanea?
Siamo in un’epoca caratterizzata da un forte materialismo; questo si riflette anche nel mercato dell’arte nel quale non sembra esserci spazio per quell’immaginario onirico tipico delle opere concettuali. Spesso si tende a classificare troppo ciò che è arte e ciò che non lo è, dando troppa importanza all’idea originale o al contenuto personale; in questo modo si riduce tutto ad una visione nella quale l’opera deve rispettare solo determinati cliché. Sarebbe come chiamare un piatto, “piatto” soltanto se è pieno. L’arte ha preso anche altre strade, ad esempio è entrata nel mondo dei videogiochi, vi faccio due nomi: Feng Zhu e Glen Keane.
Credi che l’arte abbia sempre bisogno di una chiave interpretativa?
Intendi una spiegazione razionale? Penso che l’uomo abbia bisogno di interpretare. Forma e messaggio non vanno mai separate, come emozione e pensiero, sono la stessa cosa.
La forma con la quale si mette in pratica un opera non rischia di oscurare il messaggio di fondo?
Sì, ma penso che sia un bene, credo che l’arte serva prima a colui che la fa per concretizzare un’idea. La tecnica serve per pensare e instaurare un dialogo continuo tra materia e artista. Combatti la materia e impari qualcosa in più, “scolpisci” te stesso e la tua idea muta.
Ringraziamo Danilo per la sua simpatia balcanica da grande uomo ser bo
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danilorecevic.blogspot.it