Perchè votare B al referendum del 26 Maggio (e Post Scriptum anche NO a Rodotà)
Non è la prima volta che a Bologna si tiene un referendum consultivo, esempio di democrazia diretta, panacea dei mali e catarsi degli spiriti per chi lo propone, fastidioso veicolo di chiarezza per l’amministrazione chiamata a raccogliere consenso su proposte specifiche e non generiche (a differenza del brillante confronto a cui abbiamo assistito tra la bersaniana questacquaqua e la grillina perchènoarodota) e luogo di interrogazione amletica per i cittadini ai quali viene posta una domanda tanto semplice quanto giuridicamente inefficace, essendo appunto consultiva.
La sfida vera è tra due siti web: i promotori contro .
Ecco la domanda: Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?
a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private
I promotori si richiamano all’art 33, probabilemnte senza averlo letto. Esso è infatti assolutamente compatibile con questo tipo di finanziamenti. Lo si può leggere nei verbali dell’Assemblea costituente, che non si confanno alla brevità della lettura su Internet ma che trovate in fondo a questo mio breve commento, fondato sulla semplice lettura del testo.
“Articolo 33
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. ”
Se Enti e privati sono cosa diverso dallo Stato, capisco bene che un contributo di un ente locale per una scuola convenzionata già esistente non pare affatto un onere a carico dello Stato per l’istituzione (e non il funzionamento) di una scuola privata. Nello specifico, a fronte di un servizio comunale di scuole materne (ovvero al di fuori dell’obbligo scolastico) insufficiente per tutti i bambini, a causa delle ristrettezze finanziarie note a tutti i cittadini, il referendum ingaggia una battaglia di principio per togliere i 600 euro di contributo ora erogato a favore di quei genitori che pur pagando le tasse per la scuola di tutti non trovano posto per il proprio bambino alla scuola materna.
Una posizione che caccia lo splendido articolo 33 nell’angolo delle interpretazioni di parte, ben lontane da quello spirito costituente lungimirante e attento a combinare con intelligenza i vari interessi del Paese. Sembra davvero semplice leggere nell’italiano della formulazione del comma che ‘senza oneri’ è il diritto all’istituzione, ma nulla vieta la facoltà dello Stato (serenamente allargabile al pubblico non prima menzionato) di sussidiare come e meglio crede.
Una posizione ottusa impedisce una seria riflessione sul valore pubblico di iniziative private, quando esse rispettino regole pubbliche, come invece la previsione di una legge di parità invocata nel comma successivo dell’articolo 33 suggerisce. Per questo voterò B, con maggiore convinzione rispetto a chi in Giunta preferisce raccogliere firme per chiedere velleitari incrementi di offerta statale sulla scuola materna! Mi pare che proprio in questa ambigua ipocrisia, probabilemente risalente ai peggiori vizi dei partitoni Dc, per il correntismo, e Pci, per la doppiezza, si materializzi qui e ora la crisi del PD. Il PD ha invece le ragioni, le persone, le politiche e tutte le carte in regola per ripartire anche da qui, da una sonora bocciatura dei cittadini di questo modo cialtrone e superficiale di affrontare discussioni così importanti, paventando sfregi costituzionali che nel minacciarli in realtà si compiono, per non regalare al Berlusconismo il nostro bell’articolo 33 e a Grillo e Rodotà, presidente del Comitato referendarion art 33, le parole d’ordine del cambiamento che i cittadini chiedono.
Presidente Terracini. È stato presentato dagli onorevoli Corbino,
Marchesi, Preti, Binni, Lozza, Fabbri, Zagari, Pacciardi, Rodinò
Mario, Silipo, Codignola, Bernini, Badini Confalonieri, Cortese,
Perrone Capano e altri il seguente emendamento aggiuntivo a quello
testé approvato: «senza oneri per lo Stato».
Gronchi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Gronchi. Non comprendiamo molto questa preoccupazione così bruciante
che hanno i colleghi presentatori dell’emendamento, perché non
arriviamo a pensare utile, opportuno e necessario che non si crei
alcun obbligo per lo Stato di venire in aiuto ad enti e privati che
intendono istituire scuole e istituti di educazione. Ma fo notare
soprattutto ai colleghi, i quali sentono il valore delle scuole e
degli istituti di educazione come strumenti di elevazione popolare,
che è estremamente inopportuno precludere per via costituzionale allo
Stato ogni possibilità di venire in aiuto ad istituzioni le quali
possono concorrere a finalità di così alta importanza sociale. Vi sono
enti comunali e provinciali che non hanno niente a che fare — badate
bene, onorevoli colleghi — con enti confessionali o religiosi, i quali
hanno per compito o fra i loro primari compiti di istituire opere ed
istituti di educazione; e voi volete costituzionalmente impedire che
lo Stato abbia la facoltà di integrare l’opera che questi enti possano
compiere a vantaggio della collettività nazionale.
A noi pare che collocare un tale divieto in un testo costituzionale
sia troppo restrittivo e controproducente ai fini stessi della
educazione che noi abbiamo posto come uno dei primi compiti per lo
Stato. Siamo perciò contrari e voteremo in conseguenza.
Presidente Terracini. Si dovrà ora passare alla votazione
dell’emendamento aggiuntivo testé letto. Avverto che è stato chiesto
l’appello nominale da parte degli onorevoli Preti, Gullo Rocco, Nasi,
Lozza, Mariani Enrico, Salerno, Villani, Lami Starnuti, Valiani,
Bernini, Faralli, Pertini, Lombardi, Grilli, Malagugini, Lussu,
Ghislandi, Foa, Codignola, Fogagnolo, Bocconi, Veroni, Crispo,
Caporali, Tremelloni e altri.
Bianchi Bianca. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Bianchi Bianca. A nome del Gruppo parlamentare del Partito socialista
dei lavoratori italiani, dichiaro che per il nostro concetto di
concedere da parte dello Stato piena libertà di insegnamento alle
scuole private, noi aderiamo al primo comma e, nello stesso tempo,
all’emendamento in aggiunta al primo comma stesso, perché siamo
assolutamente contrari al principio che lo Stato debba dare
sovvenzioni ed aiuti economici e finanziari alle scuole private.
Malagugini. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Malagugini. L’aggiunta proposta al comma già approvato non fa che
tradurre in parole e concretare la dichiarazione esplicativa fatta
dall’onorevole Dossetti alla frase «parità di trattamento scolastico».
Stando così le cose, non comprendiamo la preoccupazione che ha
ispirato l’intervento dell’onorevole Gronchi, a nome del Gruppo della
democrazia cristiana. Riconosco che ci sono alcuni particolari
istituti, che sono sovvenzionati dallo Stato e di tale sovvenzione han
bisogno e sono meritevoli; è vero che ci possono essere anche dei
comuni che istituiscano scuole, le quali non sarebbero statali pur non
essendo private. Ma in questi casi la legge potrà opportunamente
rimediare considerandole come istituti parastatali o ricorrendo a
quegli altri accorgimenti che eliminino l’apparente contraddizione.
(Commenti al centro).
Comunque, anche a prezzo di sacrificare qualcuna di queste
istituzioni, noi teniamo all’affermazione del principio; e diciamo che
o le parole dell’onorevole Dossetti rispondevano, come io
personalmente credo, ad un reale convincimento e non vi deve perciò
essere alcun motivo perché la legge non le concreti in una formula,
oppure… faccio grazia ai colleghi dell’altro corno del dilemma.
(Approvazioni a sinistra).
Marchesi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Marchesi. Dichiaro che il nostro Gruppo voterà l’emendamento.
Corbino. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Lei è un firmatario dell’emendamento; perché
chiede di parlare?
Corbino. Vorrei chiarire brevemente il mio pensiero. Forse, da quello
che avevo in animo di dire, il collega Gronchi avrebbe capito che le
sue preoccupazioni sono infondate. Perché noi non diciamo che lo Stato
non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati; diciamo
solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere
aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della
facoltà di dare o di non dare.
Gronchi. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Onorevole Gronchi; desidero farle presente che
siamo in sede di dichiarazione di voto, la quale non è evidentemente
una sede per riaprire una discussione polemica. Dica brevemente, ma si
attenga alla dichiarazione di voto.
Gronchi. È vero quello che lei dice, onorevole Presidente; mi inchino
alla sua osservazione, però è utile che chiariamo esattamente la
portata dell’aggiunta.
Prego i colleghi di credere che non c’è nessun retropensiero nella
nostra valutazione. (Commenti a sinistra). Il mormorio, se voi credete
dargli valore di commento, è assolutamente fuori di luogo;
specialmente quando queste dichiarazioni vengono da me, che dovreste
conoscere abbastanza bene nel pensiero e negli atteggiamenti.
Io vi faccio osservare che una dizione quale quella che si chiede in
aggiunta al primo articolo potrà essere anche interpretata come vuole
l’onorevole Corbino, ma può essere anche interpretata in senso assai
più estensivo. Allora vi domando in quali condizioni si troverebbero
tutte le scuole professionali — o quella gran parte di scuole
professionali — che oggi non sono di Stato e pur vivono col concorso
dello Stato. Voglio vedere come e da chi si ritiene ragionevole, per
prevenzione contro queste ombre immaginarie di scuole confessionali
che vanno a mendicare i mezzi della loro sussistenza allo Stato,
sostenere che risponda a fini sociali di generale interesse precludere
allo Stato di adempiere alla sua funzione integratrice verso istituti
ed enti che si propongono, per esempio, l’istruzione professionale.
(Commenti).
Bruni. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà. (Commenti al centro).
Anche un deputato isolato ha diritto di fare la sua dichiarazione di
voto, pur se dietro di sé non ha duecento colleghi di Gruppo.
Bruni. Dichiaro di essere contrario all’emendamento, perché ho
proposto un’aggiunta all’articolo 28, con la quale si dichiara che lo
Stato deve provvedere ad un congruo finanziamento delle scuole
private, se vuole difendere il principio della libertà di insegnamento
e della parità di obblighi e di doveri da parte delle scuole private.
Codignola. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Codignola. Dichiaro che voteremo a favore, chiarendo ai colleghi
democristiani che, con questa aggiunta, non è vero che si venga ad
impedire qualsiasi aiuto dello Stato a scuole professionali: si
stabilisce solo che non esiste un diritto costituzionale a chiedere
tale aiuto. Questo è bene chiarirlo. (Commenti — Interruzioni).
Presidente Terracini. Pongo pertanto, in votazione, per appello
nominale, l’emendamento aggiuntivo degli onorevoli Corbino, Marchesi
ed altri, di cui do ancora lettura:
«senza oneri per lo Stato».
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