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Scritto da nel Numero 99 - 1 Maggio 2013, Politica | 1 commento

Confessioni di un franco tiratore

Confessioni di un franco tiratore

Cari lettori de l’Arengo del Viaggiatore,

è a voi che voglio in esclusiva consegnare la confessione di un anonimo onorevole franco tiratore. Non ho votato Prodi, dopo una vita di militanza nel PDS, DS, PD.

Non l’ho votato perchè ricordo nitidamente quando nel 1998 non chiese i voti a Cossiga e Mastella ma ci entrò dopo poco al Governo insieme, quando lanciò D’Alema premier per fondare dopo poco l’Asinello e sottrarre dirigenti e militanti ai DS. Non mi dimentico di quando vinse nel 2006 di un voto solo e piuttosto che comportarsi da leader e aprire a quelle larghe intese a cui oggi siamo infine costretti obtorto collo preferì dapprima costringere i partiti a fondersi nel PD, poi farsi subito subito impallinare in Parlamento, ritirarsi a vita privata scappando dalla sconfitta cui, ahinoi che rimanemmo, fummo costretti e dopo la quale trovò anche il coraggio di criticarci sui giornali per la gestione di un partito che non volevamo neanche e che ci costrinse a uscire dal Partito del socialismo europeo.

Non l’ho votato perchè non lo meritava, perchè si è sempre vantato (a partire da quei NO NO NO che scandì a Bologna poco prima di entrare nel Governo D’Alema) di non voler essere in grado di svolgere quel ruolo di equilibrio che oggi serve per realizzare una fase costituente e quella fase II di sviluppo che lui ci aveva promesso nel 1998, ma per cui non volle mai applicarsi nonostante la sua forza di consenso popolare.

Avrei forse dovuto votarlo per continuare sulla linea del Governo di minoranza, che ha costretto dirigenti del PD difendere per due mesi una linea smentita dal giorno alla notte, per mandare in Parlamento un governo Bersani abortito sul nascere, che avrebbe portato a un drammatico scioglimento e al voto a Giugno? Per avere il brillante successo di ottenere nella migliore ipotesi la vittoria del PDL, se non un ancor peggiore nuovo stallo, al quale il PD si sarebbe presentato senza il tempo di svolgere le sue primarie per il leader?

Ma in fondo io sono della vecchia scuola, quella che sa che la Costituzione non è uscita ieri dall’Uovo di Pasqua e andrebbe non solo tirata per la giacca quando fa comodo, ma studiata e meditata sempre, soprattutto nei momenti difficili. Quella che crede che se la Costituzione impone il voto segreto, forse è proprio per far sì che le scelte siano fatte in coscienza, e non sotto la pressione di partiti mediatizzati che aspettano la linea su Twitter, che si dicono democratici e sono pronti a epurare i dissidenti e consegnarli alla gogna perenne e all’ignavia di chi si lava sempre le mani per stare sicuro di averle pulite. Di quelli, per intenderci, che si trovano bene quando vincono ma ancora meglio quando possono ritirarsi a fare il nonno in giro per il mondo.
Che lo facessero, qui il mio ruolo di parlamentare mi impone di portare avanti l’Italia.

In questi tempi di rumorosi starnazzi ho preferito parlare con un eloquente silenzio, con metodo democratico e la coscienza pulita, come la bianca scheda che ho deposto in quell’urna. D’altra parte si dice il peccato, non il peccatore.

1 Commento

  1. Romano Prodi votò la fiducia al governo D’Alema, Micheli e De Castro erano ministri in sua quota. Far finta che al tempo non fosse il principale leader politico che sostenne e promosse il governo D’Alema mi pare falso, basta ripercorrere i giornali dell’epoca. Comunque il fatto che per difenderlo bisogna far finta che non c’era e che se c’era dormiva mi pare la migliore ragione per non affidargli la presidenza della Repubblica in questo momento delicato in cui occorre prendersi responsabilità nazionali. Nel caso di articoli anonimi si fa riferimento al direttore responsabile :-)

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