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Scritto da nel Internazionale, Numero 96 - 1 Febbraio 2013 | 0 commenti

Mali: uno stato fallito

Mali: uno stato fallito

Bianchi, rossi e neri: è una popolazione eterogenea quella lasciata in eredità alMali dal colonialismo europeo. Con la fine del Sudan francese nel 1960 Arabi, Berberi, Tuareg, Bambara si sono ritrovati al di qua degli stessi vastissimi confini sotto l’incapace guida della capitale maliana Bamako.

La guerra di oggi in Mali è figlia di una trascurata pluralità etnico-religiosa e di scellerati limes decisi a tavolino. Fallita la dittatura marxista nel 1968 prima e il regime di Moussa Traorè poi, il Mali conosce un’esemplare democrazia, non priva però di difetti. Ma l’attenzione dei media internazionali si concentra sullo stato africano solo in tempi recentissimi: nel 2012 a gennaio i Tuareg si rivoltano nel nord del paese, a marzo la capitale Bamako subisce un colpo di stato da parte di militari, in aprile l’Azawad (Nord) si dichiara indipendente, a giugno le milizie islamiste hanno il sopravvento, a inizio 2013 la Francia interviene.

Un passo alla volta.
I Tuareg, popolazione presente in Africa prevalentemente in Mali, Algeria e Niger, sono guidati in rivolta contro Bamako dal Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad. La Francia vede di buon occhio tale fermento: chissà che i Tuareg non tornino utili nel contrastare la minaccia degli integralisti islamici…
A Bamako la democrazia cade per mano di un gruppo di militari, ma la giunta golpista si rivela presto incapace di controllare il paese che è destinato a sbriciolarsi.
Tra gennaio e aprile i Tuareg conquistano le tre regioni dell’Azawad: Timbuctù,Gao e Kidal. La supremazia militare dei Tuareg è chiara ma la superiorità finanziaria degli islamisti è determinante. L’alleanza è fatta, i contrasti deflagrano: creare uno stato laico su base etnica e religiosa oppure costituirne uno coranico? L’incompatibilità tra le parti porta alla separazione prima – i Tuareg a Gao e gli Islamisti a Timbuctù – e al sopravvento della jihad poi.
Il narcotraffico arricchisce Aqim – Al Qaeda nel Maghreb e Sahel – e il vantaggio economico e strategico degli islamisti è inesorabile: l’integralismo avanza, i santuari dell’islam maliano vengono distrutti così come le antiche biblioteche di Timbuctù. I Tuareg, fatalmente compromessi, giudicano la jihad inaccettabile rinunciando  all’indipendenza.
Nel gennaio 2013 la Francia interviene militarmente nell’ex colonia:  ci sono da proteggere interessi geopolitici e simbolici, economici (risorse energetiche e minerarie), securitari (gli islamisti dall’Africa si riversano nelle periferie delle metropoli francesi).
Ugualmente l’Europa teme la minaccia jihadista, i traffici di droga, la tratta dei migranti, la competizione con la Cina per l’influenza geopolitica dell’area.
L’ONU si tiene pronta per l’emergenza geopolitica e le strategie umanitarie.

Il susseguirsi degli ultimi eventi, con l’inesorabile avanzata franco-maliana, spinge alla fiducia. Gran parte della popolazione del nord non ha sposato le idee degli islamisti. La terribile prospettiva di un nuovo Afghanistan sembra lontana… per il momento.

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