Apertura della mostra Borderline a Ravenna
Dal 17 febbraio al 16 giugno è aperta al Mart di Ravenna la mostra “Borderline”.
Ma prima di entrare nel merito, mi sia consentito una osservazione a margine della presentazione: ha preso la parola l’Assessore alla cultura del Comune di Ravenna Ouidad Bakkali, confesso che mi aspettavo un omone nero che parlasse all’infinito con accento gutturale e mi sono ritrovato una giovane dottoressa (in Scienze internazionali e diplomatiche) che parla un italiano assolutamente perfetto che, se non avessi visto la targa davanti col nome, mai e poi mai avrei identificato! Dal suo curriculum ho visto che parla anche Inglese, Francese, Spagnolo e Arabo e oltre al passaporto italiano ha anche quello marocchino. Questa è oggi l’Italia e non mi capacito come qualcuno possa ancora ululare contro gli “stranieri”, come hanno fatto contro la sua nomina i consiglieri dell’opposizione! Lei venne in Italia che aveva un anno, sua sorella, nata in Italia, non conosce neppure l’arabo…
Nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali “arte dei folli” e “arte psicopatologica”, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.
Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, “outsiders”.
L’esposizione è organizzata per sezioni tematiche.
La prima sala della INTRODUZIONE INTROSPETTIVA si apre con una magnifica opera attribuita a Bosch e sei incisioni di Peter Brueghel, il mio pittore preferito in assoluto, seguono opere di Géricault e Goya. Le opere di artisti storici dell’Art Brut (quella anonima di manicomi), quali Wölfli, AloÏse, Walla, Wilson saranno una presenza molto forte nelle diverse sale della mostra.
Nel DISAGIO DELLA REALTA’ sono presentate importanti opere di protagonisti quali Dubuffet, Tancredi, Wols, Appel e Jornaffiancate ai lavori di artisti dell’Art Brut, outsider della scena artistica, per stabilire confronti sull’ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall’arte ufficiale dell’ultimo secolo.
Il DISAGIO DEL CORPO espone una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti, che affollano le opere di Zinelli, alcuni protagonisti delWiener Aktionismus come Rainer, Brus e Nitsch la maggior parte dei quali mi lascia assolutamente perplesso
All’interno dei RITRATTI DELL’ANIMA ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Basquiat, Ligabue (una sala è a lui dedicata), Bacon, Moreni, Sandri e Viani.
La TERZA DIMENSIONE DEL MONDO affianca spettacolari sculture art brut, con inediti di Gervasi e grandi manufatti di arte primitiva veramente suggestivi. Degno di segnalazione il progetto di una ferrovia all’interno del Manicomio di Reggio Emilia di uno sfortunato ferroviere C.A. ivi ricoverato (più carina l’opera riportata nel catalogo di quella effettivamente presente).
Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE , viene definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, Matta, oltre ad una presenza di lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati.
All’uscita infine, come giudizio complessivo su questa esposizione, mi è venuto in mente mio padre che affermava continuamente: “Tutti sono matti, ognuno è matto a modo suo” e quindi ognuno esprime nell’arte il suo mondo interiore e io ne prendo atto.
Per tutte le informazioni pratiche rimando al sito www.museocitta.ra.it