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Scritto da nel Internazionale, Numero 91 - 1 Luglio 2012 | 0 commenti

La mia Albania

Quando nel 1992 per la prima volta mi recai in Albania vidi una società distante anni luce da noi. Basti dire che nell'unico aeroporto (una piccola casetta) non esisteva un telefono per comunicare il mio arrivo alla famiglia e solo da Tirana o poco più si poteva telefonare in teleselezione in Italia, per cui rimasi una settimana senza poter dare in alcun modo mie notizie. Impiegai più di tre ore per percorrere la distanza di poco più di un centinaio di chilometri per arrivare a Scutari. La notte le strade della città, bianche e fangose, erano buie, in tutto il paese (anche se può sembrare incredibile DOVETE credermi) c'era solo una unica decorosa (nulla di straordinario per noi) e intonacata palazzina: quella dove abitava la famiglia di Enver Hoxha, TUTTE, ribadisco TUTTE le altre non erano rifinite all'esterno e avevano un aspetto orrendo.
Fare benzina era un'impresa per i pochi che avevano una macchina antiquata proveniente dall'Italia, la corrente elettrica e quindi l'acqua sollevata dalle pompe mancava diverse ore al giorno e non mi dilungo oltre perché mi viene il magone.
In quella situazione, mentre il Pellicano portava loro il latte in polvere e le nostre strade accoglievano le loro donne, io, che non avevo capacità per quelle due iniziative, lanciai l'idea del “Pellicano culturale” invitando (sembra facile, ma quanti difficoltosi fax e telefonate per avere i visti) in Italia più di trenta professori dell'Università di Scutari (allora un centinaio) che ritornavano in traghetto pieni di libri, fotocopie ecc.
In questi anni sono ritornato nel 1993, 1996, 2003 e 2007.
Ora dopo venti anni il mondo è cambiato radicalmente: l'aeroporto è un moderno edificio molto carino ed efficiente: l'attesa dei bagagli è zero, a Scutari si arriva in poco più di un'ora, le strade sono illuminate e la via centrale, ripavimentata con marciapiedi nuovi è una splendida area pedonale, con vicino parchi con alberghi, ristoranti e bar modernissimi, aperti ed affollati e, può sembrare poca cosa, ma non lo è affatto, tutte le strade hanno le targhe col loro nome.
Se un collega vuol venire in Italia si presenta alla frontiera con il suo passaporto senza alcun bisogno di visti, e cominciano i rientri di albanesi che lasciano la nostra anziana Italia in perenne crisi per un paese giovane con un entusiasmante avvenire, perché ovviamente c'è ancora da lavorare per raggiungere il nostro livello.
I rapporti fra i due atenei si svilupperanno il prossimo anno con corsi e attività in videoconferenza per la quale hanno una bellissima aula perfettamente attrezzata. Il programma coinvolgerà i professori più esperti del nostro Ateneo (gli emeriti) che approfondiranno alcuni argomenti richiesti da Senato Accademico di Scutari per studenti di secondo e terzo (dottorato di ricerca) livello. Quando sono andato dal nostro Rettore a presentare il progetto avevo al mio fianco il Rettore di Scutari in videoconferenza sul mio portatile!
I palazzi nuovi sono cresciuti (forse in modo esagerato) circondando e nascondendo i vecchi sempre orrendi, le macchine sono mediamente migliori di quelle di Malta. I telefonini squillano in continuazione, le case (che nel 1992 non avevano neppure il telefono) hanno internet, la televisione mostra cento canali e cominciano a dilagare i condizionatori d'aria, il Conad è identico nell'assortimento a quello in Italia (mi sono ritrovato a colazione i medesimi cornetti che mangio a casa). Solo il treno è rimasto fermo alla preistoria, per cui da Scutari a Valona devo sempre essere trasportato da amici e ho perso a speranza un giorno di vederlo efficiente.

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