Lettera aperta dell'inventore della doccia
Salve a tutti, mi chiamo Francesco Mirello Delbosti. Questa è una pubblica dichiarazione, scritta perché ognuno di voi venga a conoscenza dello scandalo che riguarda la mia storia.
Nel 1492 io ho inventato la doccia, ma nessuno mi ha dato retta: erano tutti impegnati a chiedersi di Colombo. “Sarà sbarcato?”. “Ce l'avrà fatta?” “Chissà se son riusciti a fare il giro, chi lo sa”. E io provavo a dir loro, “signori, datemi la vostra attenzione: ho inventato la doccia per la casa! Ma che devo fare di più! Avete capito? Basta catini d'acqua dove prima di voi già altre trenta persone si sono immerse! La doccia! L'acqua corrente sulla vostra testa!”. E loro si giravano, riprendevano i dadi e dicevano: “Chissà se si trovano in mezzo a una tempesta”.
Io sapevo che avevo fatto un'invenzione importantissima, forse una delle più importanti di sempre: sarebbe migliorata la sanità, diminuite le malattie, scomparsi i pidocchi. Gli ubriaconi non sarebbero più annegati addormentandosi nel tino. Si sarebbe risparmiato un sacco di tempo. Ma la gente pensava solo a Colombo.
“Non vogliono mica fare il giro, vogliono arrivare in India. Metti che la terra non sia tonda. Metti che quel Filolao avesse torto. Si sa assai, noi. Non possiamo certo dirlo perché qualcuno ci ha raccontato che un filosofo ha scritto che è così”. “Pensa, un mare così grande. Ci vuole un bel coraggio”.
Io provavo a insistere, “fregatevene! Incontreranno altre genti e avranno nuove scuse per far la guerra, e al solito si andrà noi a combattere!”.
Quelli si voltavan verso l'oste e chiedevano altro vino.
Ora, vi pare possibile una cosa del genere? Questa è proprio un'ingiustizia. Un tizio va in un paese occidentale a farsi dare dei soldi per fare un viaggio, e tutto il mondo con il fiato sospeso. Un altro non si fa dare un soldo per fare un'invenzione che migliorerà la vita di tutte le popolazioni del mondo, da qui alla fine dei tempi – o dell'acqua – e nessuno lo prende minimamente in considerazione.
Ho capito che morirò senza gloria, non mi si dà retta, non vedrò mai la doccia nelle case delle persone durante la mia vita.
Non c'è problema, tutto sommato. Faccio solo una richiesta a voi che verrete. Ogni tanto, quando vi farete la doccia, quando entrando sotto l'acqua calda avrete il brividino perché fuori fa freddo e starete mezz'ora a mollo, quando vi rinfrescherete nelle giornate più afose, pensate che c'è uno che l'ha inventata. E che se ce l'hanno anche nelle Indie non è merito di quel pallone gonfiato di Colombo, ma di Francesco Mirello Delbosti, nato a Santa Sara il 29 agosto 1436, medico e inventore.
Nel 1492 io ho inventato la doccia, ma nessuno mi ha dato retta: erano tutti impegnati a chiedersi di Colombo. “Sarà sbarcato?”. “Ce l'avrà fatta?” “Chissà se son riusciti a fare il giro, chi lo sa”. E io provavo a dir loro, “signori, datemi la vostra attenzione: ho inventato la doccia per la casa! Ma che devo fare di più! Avete capito? Basta catini d'acqua dove prima di voi già altre trenta persone si sono immerse! La doccia! L'acqua corrente sulla vostra testa!”. E loro si giravano, riprendevano i dadi e dicevano: “Chissà se si trovano in mezzo a una tempesta”.
Io sapevo che avevo fatto un'invenzione importantissima, forse una delle più importanti di sempre: sarebbe migliorata la sanità, diminuite le malattie, scomparsi i pidocchi. Gli ubriaconi non sarebbero più annegati addormentandosi nel tino. Si sarebbe risparmiato un sacco di tempo. Ma la gente pensava solo a Colombo.
“Non vogliono mica fare il giro, vogliono arrivare in India. Metti che la terra non sia tonda. Metti che quel Filolao avesse torto. Si sa assai, noi. Non possiamo certo dirlo perché qualcuno ci ha raccontato che un filosofo ha scritto che è così”. “Pensa, un mare così grande. Ci vuole un bel coraggio”.
Io provavo a insistere, “fregatevene! Incontreranno altre genti e avranno nuove scuse per far la guerra, e al solito si andrà noi a combattere!”.
Quelli si voltavan verso l'oste e chiedevano altro vino.
Ora, vi pare possibile una cosa del genere? Questa è proprio un'ingiustizia. Un tizio va in un paese occidentale a farsi dare dei soldi per fare un viaggio, e tutto il mondo con il fiato sospeso. Un altro non si fa dare un soldo per fare un'invenzione che migliorerà la vita di tutte le popolazioni del mondo, da qui alla fine dei tempi – o dell'acqua – e nessuno lo prende minimamente in considerazione.
Ho capito che morirò senza gloria, non mi si dà retta, non vedrò mai la doccia nelle case delle persone durante la mia vita.
Non c'è problema, tutto sommato. Faccio solo una richiesta a voi che verrete. Ogni tanto, quando vi farete la doccia, quando entrando sotto l'acqua calda avrete il brividino perché fuori fa freddo e starete mezz'ora a mollo, quando vi rinfrescherete nelle giornate più afose, pensate che c'è uno che l'ha inventata. E che se ce l'hanno anche nelle Indie non è merito di quel pallone gonfiato di Colombo, ma di Francesco Mirello Delbosti, nato a Santa Sara il 29 agosto 1436, medico e inventore.
Ottimo pezzo. Divertente come solo Sequi sa fare